30 aprile 1926, Jacksonville, Florida. Un incidente di volo mette fine alle acrobazie di Bessie Coleman, 34 anni, leggenda dell’aviazione. Da qualche anno la stampa la acclama come “Bessi la temeraria”, aviatrice eccezionale e spericolata.
Oggi forse è meno nota dell‘altra eroina de cieli, Amelia Earhart (1897-1937), ma entrambe sono accomunate dalla passione bruciante per il volo e dallo stesso epilogo infelice. Gli incidenti aerei, del resto, erano un fatto piuttosto comune agli aviatori dell’epoca.
Il primo aereo “funzionante” è del 1903, nato dal genio e dalle capacità visionarie dei fratelli Wright. Bessie Coleman si avvicina all‘aviazione qualche anno dopo, quando la tecnologia aerea è ancora agli albori del suo sviluppo. Lanciarsi in una professione rischiosa, insolita e considerata maschile (lo è ancora oggi, figurati allora), per una donna non era consigliabile. Per prima cosa, infatti, bisognava lottare con la sfiducia degli altri. Se poi nascevi afroamericana, come nel caso di Bessie Coleman, la faccenda era molto – ma molto – più complicata.
La vita della prima aviatrice di colore si è prestata perfettamente alla retorica che l’ha accompagnata, prima in vita e poi nelle celebrazione avvenute dopo, trasformata presto in una bandiera dell‘autodeterminazione e dei diritti civili.
Non voglio però parlarti di questo. Conta l‘esempio che ci ha lasciato, di come coraggio, determinazione, disciplina ferrea e un tocco di imprevedibilità rendano realizzabile qualunque obiettivo.
Dalle piantagioni del Texas alla manicure
Elizabeth “Bessie” Coleman nasce ad Atlanta il 26 gennaio del 1892, decima di tredici figli. Con un padre di origini native americane Cherokee e una madre nera che lavora nelle piantagioni, il futuro della bambina sembra già tracciato. Niente grilli per la testa, avrebbe detto mio nonno.
Il Texas di quegli anni impone rigide barriere razziali. Bessie frequenta la scuola per soli neri, una stanza che raggiunge ogni giorno facendo oltre 6 chilometri a piedi. E‘intelligente, una studentessa che si distingue per l‘ottimo rendimento scolastico. Adora leggere e le piace la matematica.
Ha 9 anni quando il padre lascia la famiglia in cerca di fortuna altrove. Sono anni duri e la situazione economica impone a Bessie di darsi da fare, aiutando anche la madre nella raccolta del cotone. Il suo talento per lo studio e i soldi guadagnati spaccandosi la schiena le valgono a 18 anni l‘ingresso Oklahoma Colored Agricultural and Normal University. Dopo un semestre, l‘impegno economico è insostenibile e abbandona i banchi universitari.
A 23 anni è a Chicago, dividendo le sua giornate tra un ristorante dove lavora come cameriera e una sala da barba per uomini d‘affari dove fa la manicure. Il fuoco per il volo si accende proprio ascoltando le discussioni nel salone del White Sox Barber Shop. I piloti di ritorno dalla Prima Guerra mondiale raccontano le battaglie dei cieli europei e per la ragazza della campagna texana è un sogno ad occhi aperti.
Bessie Coleman rifiuta i no
Bessie Coleman è determinata, fin da bambina ha lavorato duro per ottenere qualunque cosa. Inizia a fare il giro delle scuole di volo in cerca di un addestratore. Ogni sua domanda viene rifiutata: non si accettano persone di colore. La ricerca di istruttori di colore non ha un esito migliore: non si accettano donne. Incurante dello stupore con cui viene ascoltata, o del sorrisino di sufficienza con cui viene rispedita a casa, non si rassegna.
Mi rifiutai di prendere un no come risposta.
– Bessie Coleman –
La sua ricerca appassionata colpisce uno dei frequentatori della sala da barba, Robert Abbott, fondatore e redattore del Chicago Defender. Il giornalista nero, ben consapevole delle difficoltà della ragazza, le consiglia di trasferirsi all‘estero. La Francia sembra il posto ideale per prendere lezioni di volo. Bessie però non parla francese e, soprattutto, è bloccata a Chicago. Senza soldi è impensabile intraprendere il viaggio e mantenersi a studiare per lungo tempo.
Abbott, ben introdotto negli ambienti influenti della comunità nera, le presenta Jesse Bingam, fondatore della prima banca afroamericana. Il banchiere resta affascianto dal travolgente entusiasmo di Bessie nel raccontare il suo sogno e ne percepisce la volontà ferrea di realizzarlo. Il sogno di una ragazza diventa così il piano per mostrare all‘America la prima donna nera alla guida di un aereo.
Con l‘appoggio finanziario della banca, e un contributo del Chicago Defender, nel 1920 Bessie presenta la sua candidatura alla Société des avions Caudron di Le Crotoy. Ottenuta l‘ammissione, si butta a capofitto nello studio della lingua francese.
L‘apprendistato per diventare una regina
Nel novembre del 1920 si imbarca sul transatlantico SS Imperator, destinazione Europa. Al corso è l‘unica donna e l‘unica persona di colore, un fatto eccezionale anche per la Francia di quegli anni. Bessie non si scompone, vuole imparare a volare ad ogni costo.
Abbott e Bingam le pagano quanto è necessario per mettersi ogni giorno alla cloche di un biplano sgangherato. Prendere lezioni, infatti, si rivela pericoloso tanto quanto volare una volta ottenuta la licenza. Durante il corso un allievo muore in un incidente e Bessie rimane turbata per molto tempo. In testa, però, ha un solo obiettivo: volare. Dopo 7 mesi di lezioni ottiene il brevetto n.18310 della Fédération Aéronautique Internationale..
Con la licenza in tasca, ne approfitta per passare altri due mesi in Francia, agli ordini di un asso dell‘aeronautica che le spiega i trucchi per diventare una pilota acrobatica.
Non hai mai vissuto finché non hai volato.
– Bessie Coleman –
La donna senza paura
Il ritorno a casa é sotto i riflettori. La stampa si é accorta della prima donna di colore diventata aviatrice e l’accoglie a braccia aperte. Quando le luci si spengono, si ritrova però senza il lavoro da pilota che sogna. L‘aeronautica civile e commerciale non offre molte opportunità, i posti sono troppo pochi per una carriera. Per fare del volo una professione, Bessie inizia a pensare a uno spettacolo itinerante di acrobazie aeree.
Le servirebbe un aereo tutto suo e, soprattutto, maggiore preparazione. Si ripete, tuttavia, la situazione che aveva già vissuto: nessuno è disponibile a insegnarle come diventare un pilota acrobatico. Ricomincia così a lavorare nella ristorazione e raccoglie il sostegno di alcune persone facoltose.
Nel 1922 torna in Europa per perfezionare la tecnica di volo, soggiornando tra Francia, Germania e Olanda. Ha anche la fortuna di incontrare di persona Anthony Fokker, geniale progettista e fondatore dell‘omonima azienda aeronautica, che la invita a visitare gli stabilimenti tedeschi.
Ora è pronta. Le esperienze accumulate e la dedizione l‘hanno resa un‘eccellente aviatrice, sicura dei propri mezzi e spericolata. Rientra negli Stati Uniti, acquista il suo primo aereo e in poco tempo allestisce il suo spettacolo itinerante. Centinaia di americani a testa all‘insù ammirano le acrobazie che le fanno guadagnare il nome di “Queen Bess”, la regina del cielo.
In un incidente distrugge l‘aereo comprato un anno prima e resta 3 mesi in ospedale. Le servono altri 8 mesi per rimettere insieme i soldi per permettersi un nuovo aereo. Nel 1925 torna alla cloche e agli spettacoli acrobatici. La fama cresce e le sue acrobazie diventano sempre più ardite, tra manovre spettacolari e rischiosi passaggi rasoterra.
L‘ultimo sogno: la scuola di volo
Bessie Colman inizia a guadagnare bene, la stampa racconta le sue imprese e le offrono anche una parte in un film. Sono anni dove la questione razziale è un tema molto caldo e lei rappresenta uno dei simboli del riscatto della comunità afroamericana.
In testa ora ha un nuovo progetto: aprire la prima scuola di volo per donne nere.
Decisi che i neri non avrebbero dovuto provare le difficoltà che ho affrontato io, così ho deciso di aprire una scuola di volo e insegnare a volare ad altre donne nere.
– Bessie Coleman –
I ricavi del film le sarebbero utili per finanziare la scuola, ma Bessie alla fine rifiuta di prendere parte alle riprese. Mostrare agli spettatori l‘immagine stereotipata della bambina nei campi di cotone per lei è inaccettabile. Le barriere razziali le vanno strette. Per lo stesso motivo, rifiuta di esibirsi in manifestazioni dove i neri non possono accedere o vengono tenuti separati dagli spettatori bianchi.
L‘incidente di Jacksonville arriva poco prima dell‘apertura della scuola, che resta un sogno irrealizzato. Migliaia di persone le rendono omaggio ai suoi funerali, celebrati a Jacksonville, ad Orlando e a Chicago, dove viene infine seppellita al Lincoln Cemetery.
L‘esempio di Bessie Coleman
Non si può ignorare che la vita di Bessie Coleman è segnata dalla questione razziale e femminile che agitava gli Stati Uniti nei primi decenni del ‘900. Gran parte degli ostacoli che ha dovuto superare, e che hanno messo in luce la sua feroce determinazione, provengono da quel tipo di contesto culturale. Come detto in apertura, tuttavia, non è di questo che ho voluto parlarti.
Bessie Coleman è stata eccezionale a prescindere da tutto questo. Il motivo per cui sono felice di aver incontrato la sua storia, e di inserirla tra i pensatori creativi, è stato scoprire la sua capacità straordinaria di trasformare un sogno in un progetto e poi in un risultato. Ricordati che è partita da una piantagione di cotone del Texas, un ambiente e un‘esperienza di vita distanti anni luce da quello che poi ha realizzato.
Il suo successo non nasce solo da una dedizione, un coraggio e un entusiamo fuori dal comune. Tutti ingredienti importanti, ma non sufficienti. Per prima cosa, ha sempre avuto un obiettivo chiaro da raggiungere e in cui convogliare tutti i suoi sforzi. Poi, una grande capacità di adattamento. Non le era possibile prendere lezioni in America, ed è andata in Francia. Non avendo i soldi per finanziarsi, oltre a lavorare sodo, ha raccolto fondi e ottenuto l‘appoggio della comunità nera. E, infine, non ha mai perso le speranze.
Bessie ha sfoggiato un‘abilità fondamentale del pensiero creativo: la capacità di cambiare strada, pur restando concentrati sulla meta finale, per aggirare gli ostacoli. Ci ha dimostrato che è possibile rifiutare i no che riceviamo e trasformarli in qualcosa di utile.
Photo credit: Wikimedia Commons.