Oggi ti parlo di pensiero creativo partendo dalla creatività dei bambini. Siamo stati tutti bambini, però da adulti a volte ci dimentichiamo che cosa voleva dire esserlo. La creatività dei bambini è un tema importante, perché è dai primi anni della nostra vita che iniziamo a sviluppare il nostro pensiero creativo.
Ma come tutti i temi delicati, si presta a essere frainteso.
In questo post vorrei fare soprattutto chiarezza, fissando due punti fermi a partire dall’atteggiamento che i bambini (e gli adulti) hanno quando esplorano o creano qualcosa di nuovo.
Uno: comportarsi come i bambini
E’ facile sovrapporre l’attitudine creativa con l’atteggiamento infantile, quindi è meglio distinguerli. E’ noto che molti artisti abbiano avuto nella propria vita degli atteggiamenti infantili (è il caso di Mozart, ad esempio, capace di comporre musica immortale e allo stesso tempo di fare scherzi da seconda elementare) ma non è da questo che nasce la loro creatività. Non esiste nessuna correlazione.
Anzi, molte persone dotate di pensiero creativo prendono dannatamente sul serio il loro lavoro e non amano distrazioni. Se poi esistono dei creativi che hanno degli atteggiamenti infantili verso quello che li circonda, se “fanno i capricci” o se sono completamente egocentrici, la spiegazione è molto più semplice. Molte persone adulte hanno atteggiamenti infantili, e i grandi geni sono esseri umani come tutti gli altri.
Un discorso diverso è invece quello del mantenere la curiosità tipica dei bambini. Continuare a farsi delle domande e a esplorare quello che ci circonda, è un buon modo per sviluppare la propria creatività.
La tua capacità di trovare soluzioni creative è infatti legata alle possibilità che il tuo cervello ha di stabilire relazioni tra elementi diversi. Più elementi hai immagazzinato (e più ne aggiungi giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza), più sei in grado di esprimere qualcosa di originale.
Nella nostra testa, più precisamente nella nostra memoria, ci sono gli ingredienti che manipoliamo e trasformiamo fino a farli diventare un’idea nuova. Questo processo di immagazzinamento si chiama apprendimento e inizia con la nascita, per poi concludersi con l’ultimo respiro. La curiosità ci guida e ci stimola nella caccia di nuovi ingredienti, e le esperienze che viviamo ci danno un contesto in cui diamo forma ai materiali che abbiamo a disposizione.
Osserva un bambino mentre gioca. Guardalo come è concentrato e come è presente nell’istante che sta vivendo. Per lui è una faccenda molto seria, non è “soltanto un gioco”.
Oppure, ti è mai capitato di notare quante domande un bambino riesce a fare a proposito di uno stesso argomento? Ha la capacità, che noi spesso perdiamo, di non dare niente per scontato.
Fatti ispirare dalla curiosità che vedi nei bambini e togli il pilota automatico dalla tua vita. Osserva, approfondisci, mescola le cose, fatti e fai delle domande. E’ il miglior modo per risvegliare il tuo pensiero creativo.
Due: la vera creatività dei bambini
A noi adulti può capitare di distorcere la creatività nei bambini. In parte perché siamo dei tifosi (se stiamo guardando gli scarabocchi di nostro figlio, è difficile essere imparziali), in parte perché forziamo loro la mano pensando di aiutarli a sviluppare la loro creatività.
Dico una frase forte: il bambino non è creativo (mamme e papà mettetevi il cuore in pace).
Bambini e ragazzini molto giovani non hanno ancora gli elementi e le competenze per produrre un capolavoro. Possono essere portati per una materia, essere più o meno precoci nella tecnica, ma devono ancora fare molta strada per coltivare la loro creatività. Mio nonno direbbe che c’è un tempo giusto per tutto.
E la creatività dei bambini prodigio?
E’ un discorso delicato, perché molti di questi bambini precoci sono nutriti come polli in batteria con una quantità enorme di informazioni che di fatto annichilisce la loro creatività. Hanno la forza mentale per studiare per molte ore e svolgere ragionamenti complessi, come o meglio di un adulto, ma di fatto hanno vissuto pochissime esperienze. Molti piccoli geni sanno tutto di un argomento ma non sono in grado di aggiungervi niente di nuovo, né quando sono bambini e né quando saranno grandi.
Non solo. Magari non hanno una vera passione per quello che fanno e non ne ricavano nessuna gioia (ed è una condanna pesante da sopportare). Sarà difficile che, diventati adulti, avranno la motivazione necessaria per spingersi verso l’eccellenza nel proprio settore. Non è mai stato il “loro” compito quello che svolgevano. C’erano di mezzo i desideri dei genitori e degli insegnanti.
Un bambino riconosciuto come prodigio dai suoi genitori e dai suoi insegnanti, viene messo nella situazione di dover continuare a guadagnare l’approvazione degli adulti per mantenere lo status di genio.
Tante informazioni, poche esperienze, desiderio di approvazione, più che regalare un futuro brillante ne costruiscono uno mediocre. Risultato: pochissimi bambini prodigio diventano Premi Nobel o lasciano un segno nella storia. Come ti dicevo, la creatività dei bambini è una faccenda delicata e non la si controlla a tavolino. Se vuoi saperne di più, puoi leggere questo articolo pubblicato sul sito del New York Times.
Lasciate stare i bambini
Il pediatra e psicoanalista britannico Donald Winnicott ha studiato a lungo il rapporto tra il gioco e la creatività dei bambini.
Mentre gioca, il bambino sperimenta un mondo con regole inventate da lui, esprimendo quindi sé stesso e costruendo la propria personalità. A modo suo, conosce meglio le cose che lo circondano e le trasforma in qualcosa di diverso. Impara quindi a costruire, a sperimentare, a immaginare qualcosa che il mondo che conosce non può offrire. Reale e immaginario diventano una cosa sola (e se ci pensi, è proprio la base sui cui si fonda la creatività).
L’adulto deve molto a questo processo, eppure spesso se ne dimentica e non lascia abbastanza spazio al gioco libero dei bambini. Lezioni di inglese, corsi di chitarra, nuoto, informatica, affollano agende ricche di impegni. In tutto questo, il bambino che margine di azione ha? Zero. Si siede e qualcuno gli dice che cosa deve fare e in quanto tempo.
Un bambino che ha imparato a giocare (e che ha potuto farlo), sarà invece più portato a creare, a unire conosciuto e sconosciuto, realtà e immaginazione, e affronterà la vita con un bagaglio molto più ricco e creativo.
La creatività consiste nel mantenere nel corso della vita qualcosa che appartiene all’esperienza infantile: la capacità di creare e ricreare il mondo. È l’ onnipotenza del pensiero propria dell’età infantile.
– Donald Winnicott –
I bambini prodigio sono molto rari (anzi, molto molto rari), ed è facile prendere un abbaglio sopravvalutandone l’effettivo talento, oppure compromettendolo con carichi di “lavoro” e aspettative che ammazzano ogni passione. C’è sempre in agguato il rischio dei figli spinti a realizzare i sogni dei propri genitori.
Sarebbe sbagliato abbandonare i bambini a sé stessi oppure non investire nella loro formazione fuori dalla scuola. Però, ogni tanto, bisogna lasciarli stare. Possiamo aiutarli, ma spetta a loro trovare un senso e una direzione in quello che fanno.
E questo riguarda anche gli adulti. Dobbiamo dare anche a noi stessi la possibilità di trovare la nostra strada, continuando a stupirci e a giocare.
Una precisazione. Donald Winnicott era inglese, e fu un grande pediatra e piscoanalista, ma non uno psicologo
Ciao Chiara, grazie mille per la precisazione. Ho fatto la correzione