La creatività rende felici o é la felicità a renderci creativi? Prendo in prestito lo stile sornione di Gigi Marzullo, conduttore cult delle nottate Rai, per riflettere su come le emozioni positive influenzino il pensiero creativo. E viceversa.
Non voglio però strombazzare il concetto che la creatività sia la ricetta per essere felici. O, peggio ancora, per diventarlo se si è tristi. Sono consapevole che nei periodi bui ci si aggrappa a qualunque cosa per alleviare la propria sofferenza, finendo col dare retta a guru ben felici di emettere fattura (quando i santoni pagano le tasse). Oggi invece voleremo basso. Molto basso.
Felicità è una parola enorme, dal significato strabordante. Può voler dire tutto, ma spesso non si capisce bene cosa sia. Può anche diventare pericolosa se cerchiamo di afferrarla, finendo per paradosso con il renderci infelici. Il consiglio è di evitare di mettersi alla ricerca di una chimera.
Creatività, felicità e qualche stereotipo
Un concetto vago come quello di felicità porta con sè degli stereotipi che è bene sgombrare subito. Nel sentire comune, ad esempio, resiste l’immagine del genio depresso che produce capolavori incredibili. Al fianco del mito della sregolatezza, si trova spesso anche quello dell’infelicità che favorisce l’arte (o la scienza o qualunque altro gesto creativo).
Resto sempre perplesso quando si ricorre a questi artifici romantici per spiegare le vite complesse, a volte travagliate, dei grandi artisti. Il talento può essere rafforzato dalle difficoltà, ma non sono certo il motore o l’ingrediente segreto. Che dire dei geni dalla vita soddisfacente, equilibrata e ricca di entusiasmo? Sono molti di più di quello che si creda. Le loro storie, tuttavia, si prestano meno ai drammoni dove la caduta dell’eroe ci affascina mentre siamo seduti nella poltrona di un cinema.
Esiste anche la credenza che poter esprimere al pubblico la propria creatività renda felici. Se sei pagato per cantare, disegnare, scrivere, recitare, scoprire pianeti o la cura di mali incurabili… beh devi per forza essere felice e divertirti. Ecco, non è sempre così. Spesso ci fermiamo agli aspetti più superficiali, come ad esempio la popolarità, dimenticando che sono il frutto di sacrifici non sempre piacevoli. La fama causa spesso un isolamento sociale che non vale gli scatti dei paparazzi o un’ospitata da Barbara d’Urso. Molti lavori creativi, se non fai il botto, vengono inoltre sottopagati nonostante richiedano una dedizione molto superiore ai lavori più comuni.
Lo so cosa stai pensando: cercavo un articolo sulla felicità e mi stai deprimendo? Il mio obiettivo è piuttosto suggerirti come non procurarti dell’infelicità.
La creatività favorisce la felicità
Dedicarsi ad attività creative favorisce il benessere mentale? A questo proposito, la rivista The Journal of Positive Psychology ha pubblicato uno studio condotto dall’Università di Otago (Nuova Zelanda). Senza svelarne il motivo, i ricercatori hanno monitorato 658 studenti universitari che tenevano un diario annotando i loro stati emotivi. Dopo 13 giorni gli studiosi hanno letto i diari, confrontandoli con altri dati sulle attività svolte durante quel periodo dagli studenti.
Dall’analisi emerge una chiara corrispondenza tra le emozioni positive registrate, e una generale sensazione di entusiasmo, e i giorni in cui i ragazzi si dedicavano ad attività come dipingere, scrivere canzoni o racconti, cucinare nuove ricette, lavorare a maglia (sì, hai capito bene), suonare uno strumento o disegnare.
Le sensazioni positive provate non spingevano però gli studenti a dedicarsi alla creatività il giorno dopo. Piuttosto, lo stato di benessere tendeva a mantenersi il giorno dopo l’attività creativa svolta. I risultati sembrano quindi suggerire che una pratica creativa giornaliera aiuti a coltivare uno stato mentale positivo.
A conclusioni simili è arrivato anche un studio condotto da un team di ricercatori coordinati da Paul Silvia, dell’Università del North Carolina-Greensboro. Analizzando le emozioni di un gruppo di studenti nell’arco di una settimana, venivano registrati molto più spesso feedback positivi quando erano intenti a scrivere, disegnare o creare ricette. All’opposto, quando si dedicavano ad altre attività, le sfumature dei sentimenti includevano con maggiore rilevanza anche ansia, stanchezza e tristezza.
Bruno Munari amava ripetere “Un bambino creativo è un bambino felice”. Questo vale anche per gli adulti.
Le persone felici sono più aperte al cambiamento
Se, come abbiamo appena visto, impegnarsi in attività creative tende a migliorare l’umore, è anche vero che il pensiero creativo è stimolato dalle sensazioni positive. Uno studio dell’Università di Toronto, infatti, sembra dimostrare che le persone “felici” sono più aperte al cambio di prospettiva, alle novità e agli stimoli che li circondano. Condizione che porta però ad essere più sensibili alle distrazioni, correndo il rischio di disperdere le energie. Chi invece è focalizzato su un sentimento, soprattutto se negativo, tende ad avere una visione miope, come se si trovasse in un tunnel male illuminato e vedesse soltanto un’unica soluzione.
E quindi si torna al dilemma Marzulliano con cui ho aperto questo post: la creatività rende felici o é la felicità a renderci creativi?
Entrambe le cose sono vere e si influenzano a vicenda in modi non sempre chiari. Abilità complesse come il pensiero creativo, inserite nella super complessità del comportamento umano, sfuggono alle classificazioni rigide o alle ricette “fai questo così otterrai quello”.
La creatività felice: le piccole cose che diventano grandi
Felicità e creatività hanno bisogno di leggerezza. Dedicarsi a un hobby creativo, con costanza e per il semplice piacere di farlo, probabilmente è la chiave per mantenere il buon umore e sentirsi soddisfatti. Molti studi hanno dimostrato, ad esempio, che creare qualcosa con le proprie mani è un antidepressivo che allevia ansia e stress.
Sono le piccole cose a renderci felici. Quando le apprezziamo e siamo disponibili a coltivarle, senza rigide aspettative, la qualità della nostra vita migliora. Un bel giorno, addirittura, tutto il lavoro fatto e le piccole correzioni ti portano a un risultato inaspettato, trasformando piano piano la piccola cosa in una grande cosa che tutti ammirano.
Alla creatività non si possono dettare condizioni troppo severe, del tipo “devo scrivere un romanzo che sarà un successo”. Datti questo obiettivo soltanto se vuoi uccidere la fantasia e stancarti in fretta.
Puoi anche dire “smetto di scrivere perché sento che non uscirà un grande romanzo”, oppure “smetto perché non sono capace di scriverlo”. Se ami avere ragione a tutti i costi, vedrai che alla fine i fatti ti daranno ragione: non uscirà un buon romanzo (anzi, fermandoti non è uscito un bel niente). Hai fatto bene se volevi perdere l’occasione di dedicarti a qualcosa di bello. Del resto, che senso ha accontentarsi delle piccole cose, soprattutto se non sono perfette? Meglio risparmiarsi, rifiutare tutto, stando ben piantanti nel proprio angolino a raccogliere le energie: ne servono tante per dare la caccia a un abbaglio come la felicità.
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