Il 31 ottobre 1926 muore Harry Houdini, il più grande mago e illusionista della storia. Un genio creativo che ha vissuto alla costante ricerca di qualcosa di nuovo per stupire il pubblico. Era curioso, poliedrico e si faceva molte domande su tutto quello che lo circondava (ammirevole la sua campagna contro ciarlatani e stregoni di vario tipo). Si considerava un artista, e lo era: ha creato decine di trucchi sfidando se stesso e il pubblico. Ha giocato con lo stupore delle persone ed è stato anche un geniale promotore del suo lavoro.
Una persona straordinaria, oltre che un genio della fuga e dell’illusione. Non può quindi mancare il suo ritratto nella galleria dei pensatori creativi.
Ehrich da Budapest
Già il nome, Harry Houdini, è un trucco. O meglio, un nome d’arte che diventa legale e sostituisce quello di Ehrich Weisz, nato a Budapest nel 1874. Lui, che anche diventato famoso dice a tutti di essere nato in America, in realtà tocca il suolo di New York all’età di 4 anni, dopo aver attraversato l’oceano a bordo della nave tedesca SS Fresia. Con l’occasione, avviene il primo cambio di identità in un più anglofono Erik Weiss (fatto comune a molti immigrati che sbarcavano negli Stati Uniti).
Il rabbino Mayer Sámuel Weisz e Cecília Steiner, genitori di Erik, nei primi anni americani vivono in grandi ristrettezze economiche ad Appleton, piccola comunità agricola del Wiscosin. Hanno sette figli e si barcamenano per mettere insieme il pranzo con la cena. Erik, ad esempio, da bambino vende giornali agli angoli delle strade e arrotonda lustrando le scarpe dei cittadini che se lo possono permettere.
Pochi anni dopo, ancora ragazzino, inizia ad appassionarsi di magia e illusionismo. Si esercita nei giochi, addestra il fisico e la mente. Nel 1887 la famiglia Weiss si trasferisce a New York e per il futuro mago deve essere stata una liberazione.
La mia più grande fuga è stata lasciare Appleton.
– Harry Houdini –
Houdini nasce nei tendoni di New York
Il nome d’arte Houdini nasce dall’ammirazione di Erik per il mago francese Jean Eugène Robert-Houdin.
Prima di proseguire, ti racconto un aneddoto curioso. L’illusionista francese, morto qualche anno prima che Ehrich Weisz nascesse nei sobborghi di Budapest, è considerato il padre della moderna magia da palcoscenico. Sai come Jean Eugène Robert-Houdin è diventato mago? Era un grande appassionato di orologi e un bel giorno acquista dei volumi di orologeria. Arriva a casa, apre il pacchetto e ci trova dentro un trattato di prestigiazione. Cosa fa Jean? Non li restituisce e inizia a esercitarsi tutto il giorno. L’errore di un libraio distratto ha fatto scoccare una scintilla creativa niente male, no?
Torniamo a Erik. Con un nome nuovo di zecca, a 15 anni, Houdini inizia a farsi le ossa nei tendoni di circhi e saltimbanchi di New York. A 19 anni, insieme al fratello, si esibisce alla fiera internazionale di Chicago e poi rientra nella Grande Mela. L’inizio della carriera non è esaltante, però in quei giorni incontra una giovane illusionista, Wilhelmina Beatrice “Bess” Rahner. I due ragazzi hanno le idee chiare. Dopo nemmeno tre settimane sono già marito e moglie (lo resteranno per tutta la vita) e si esibiscono insieme.
Il successo arriva cambiando gioco
Ti sbagli se pensi che Harry Houdini sapesse fin da subito quello che lo avrebbe portato al successo. Soltanto in certe biografie, soprattutto al cinema, i grandi artisti sembrano gente “nata imparata” che snocciola frasi a effetto con una tranquillità disarmante. L’apprendistato al successo, invece, è duro per tutti e non è lineare. Si commettono degli errori e si fanno incontri fortuiti (con persone e idee).
Ed è il caso di Houdini, che finché si dedica ai giochi di carte e ai trucchi tradizionali non riesce a distinguersi granchè dagli altri maghi. Il cambio di passo arriva quando inizia a dedicarsi alle fughe impossibili, la cosiddetta escapologia. Presto manette e catene non hanno più segreti per Houdini, e davanti al pubblico organizza “evasioni” sempre più veloci.
In quel momento, siamo nel 1899, arriva l’incontro fortuito che gli spalancherà le porte dei teatri importanti. Martin Beck, famoso impresario dell’epoca, resta impressionato dalle abilità di Harry nel liberarsi da qualunque tipo di manette e catene. Incontra il mago e deve avergli detto qualcosa del genere: “Lascia perdere i giochi di carte e le altre cose che fanno tutti. Dedicati solo alla tua specialità: le fughe. Lascerai la gente a bocca aperta”.
Neanche un anno dopo, nel 1900, Houdini gira l’Europa per il suo primo tour che lo rende una celebrità internazionale. Diventa l’uomo che nessuna prigione può trattenere, il re delle evasioni.
Harry Houdini diventa una leggenda
Nei vent’anni successivi le sue performance diventano sempre più estreme e la celebrità aumenta. I giornali lo inseguono e gli impresari se lo contendono con ingaggi stratosferici. Sviluppa nuovi trucchi e marchingegni per stupire la platea. E’ gelosissimo delle sue invenzioni e si circonda solo di assistenti fidati.
I suoi segreti di scena non sono però solo illusioni: slogandosi entrambe le spalle riesce a liberarsi da catene e camice di forza sotto lo sguardo attento degli spettatori. L’eccezionale condizione mentale e muscoli d’acciaio gli permettono di mettere in scena quello che per l’epoca era considerato impossibile. Per farlo, si avvale anche dell’aiuto del fratello Theo, a sua volta abile mago e atleta, che agisce anche come controfigura.
Nel 1914 ottiene probabilmente il successo più spettacolare: la tortura della pagoda cinese. Costruisce una cassa di acciaio e vetro, la riempie d’acqua e si cala a testa in giù incatenato e ammanettato. Qualche minuto dopo è sul palco ad asciugarsi e a ricevere l’applauso del pubblico in delirio.
Il modo più facile per attirare una folla e far sapere che in un tempo e in un posto prestabilito accadrà qualcosa che in caso di fallimento porterà alla morte improvvisa.
– Harry Houdini –
Le uscite pubbliche lo rendono una leggenda vivente. Fugge da carceri, si getta dal ponte di San Francisco, si fa appendere sospeso nel vuoto imbrigliato da una camicia di forza. Attira folle di persone e non le delude mai. Al centro di tutto il lavoro di Houdini, infatti, ci sono proprio gli spettatori e il loro stupore.
Nel 1918, durante uno spettacolo all’ippodromo di New York, viene fatto entrare un elefante e Harry annuncia che lo farà scomparire. Da tempo vuole che il mondo lo riconosca anche come un grande illusionista. E ci riesce. Quando si rialza il sipario, dopo qualche secondo, l’elefante è scomparso.
Quello che gli occhi vedono e le orecchie sentono, la mente crede.
– Harry Houdini –
Nei primi anni 20 scrive alcuni libri dove svela i suoi trucchi. E’ un mago, ma non un impostore. Manipolare il pubblico, per lui, è qualcosa che deve restare uno spettacolo. Così ecco spiegato in dettaglio il sistema che permette le sue fughe rocambolesche. Le ore passate a studiare manette e catene gli hanno permesso di sviluppare degli ingegnosi strategemmi per applicare la pressione in punti particolari e forzare le serrature con aghi e lacci di scarpe. E poi, rivela il trucco doloroso della disarticolazione delle spalle e la gestione del corpo quando viene rinchiuso in una cassa o nella Pagoda Cinese.
La grandezza di Houdini è anche nella trasparenza e nell’etica con cui esercita la sua arte.
Harry Houdini: attore, aviatore, spia e imprenditore
Harry Houdini è una persona poliedrica che coltiva molti interessi. La sua popolarità, a cavallo degli anni 20, gli permette ad esempio di essere protagonista in diversi film di Hollywood.
E’ anche affascinato dal volo e non è certo il tipo che si accontenta di veder volare qualcun altro. Compra un piccolo biplano e si affida alle lezioni di un istruttore. Poche settimane dopo sfreccia nei cieli. Nel 1910 è il primo uomo a volare in Australia.
Houdini era una spia? Per un certo periodo di tempo si è pensato che collaborasse con i servizi segreti inglesi. La recente serie TV interpretata da Adrien Brody, ad esempio, da credito a questa teoria. Molto più probabilmente, visto il suo interesse per il sistema giudiziario (vedi manette e sistemi di contenzione), era in amichevole contatto con un membro di Scotland Yard. Il resto è fiction.
Houdini è stato anche un imprenditore. Nel 1916 fonda la Film Developing Corporation, cercando insieme all’inventore tedesco Gustav Dietz di trovare un processo chimico più veloce ed economico per sviluppare i film. I risultati tardano ad arrivare e qualche anno dopo fonda anche una sua casa di produzione cinematografica e una di distribuzione. Il sogno di avviare un business vincente, che gli faccia conquistare l’industria cinematografica americana, si conclude però nel 1923 con una grossa perdita di denaro.
Houdini contro ciarlatani e approfittatori
La fama come mago e la sua abilità di illusionista lo mettono in contatto con persone che lo accolgono come se fosse un personaggio ultraterreno. Houdini resta molto perplesso di fronte a queste reazioni. Personaggi influenti gli chiedono addirittura magie o intercessioni con il mondo dell’aldilà.
Succede qualcosa di simile anche con Arthur Conan Doyle, padre del razionalissimo Sherlock Holmes, che distrutto per la morte del figlio decide di avvicinarsi allo spiritismo. E’ un grande ammiratore di Houdini e ne diventa amico attorno agli anni 20. Si stimano, ma presto il mago ungherese capisce che il celebre scrittore si è aggrappato alla speranza di poter comunicare con il figlio. E’ la preda perfetta per medium e avidi truffatori che campano con tecniche che Houdini conosce bene e che disprezza. Da quando è morta la madre, a cui era legatissimo, ha infatti coltivato anche lui il sogno di potere entrare in contatto con lei.
Sono un grande ammiratore del mistero e della magia. Guarda la vita, è tutta mistero e magia.
– Harry Houdini –
Sconvolto da come vengano raggirate le persone che non hanno conoscenze di illusionismo, Houdini si getta in una battaglia personale contro i ciarlatani. Quando è in tour nelle città americane, si camuffa per non essere riconosciuto e partecipa alle sedute spiritiche, spiegando poi ai presenti quali trucchi vengano usati dal finto mago. Spesso si fa anche accompagnare da agenti di polizia o giornalisti per smascherare pubblicamente gli impostori.
Diventa anche membro del comitato di Scientific American che offre un premio in denaro a chi dimostra di possedere capacità soprannaturali. E vale la pena ricordare che nessuno riuscirà mai a ritirare il denaro. Non solo. Nel 1926, poco prima di morire, decide di assumere lo scrittore horror/fantascientifico Howard Phillips Lovecraft per scrivere un libro dove sfatare i miti religiosi.
Questa battaglia contro l’occulto, ormai pubblica e senza quartiere, risulta ingiusta e insopportabile a Conan Doyle, che tronca i rapporti con Houdini.
La morte di Houdini
Harry Houdini muore a 52 anni, nella stanza 401 dell’ospedale St. Grace di Detroit. Nonostante i fiumi di inchiostro, a oggi le cause della morte di Harry Houdini non sono ancora del tutto chiarite.
Quello che sembra abbastanza sicuro è che si trova in città per uno spettacolo, che completa prima di sentirsi male. Si è scritto molto della peritonite, forse aggravata da un forte pugno allo stomaco incassato senza opporre resistenza adeguata (grazie a una specifica preparazione degli addominali, Houdini era capace di prendere un pugno senza scomporsi). Circola anche la teoria dell’avvelenamento, considerando proprio la sua lotta personale a spiritisti e medium.
Il 4 novembre del 1926 viene seppellito al Machpelah Cemetery di New York. Le cronache del tempo raccontano che al funerale parteciparono oltre duemila persone.
In conclusione
Harry Houdini è morto oltre 90 anni fa e continua a essere un mito. Lo sarà ancora a lungo per come ha saputo innovare le sue performance e per le qualità umane che lo hanno contraddistinto.
E’ stato un grande artista della fuga ma anche un abilissimo promotore della sua arte. Proprio il suo talento nell’arrivare al pubblico fa riflettere su un punto fondamentale della creatività: anche l’idea migliore ha bisogno di farsi conoscere, accettare e apprezzare. Come ogni grande artista, Houdini amava il suo pubblico e lo voleva sinceramente stupire regalando forti emozioni. A modo suo, ha anche cercato di proteggerlo dagli imbroglioni.
Resta poi l’ammirazione per il suo lavoro, portato avanti con creatività e dedizione. Ti basti pensare che un trucco – per funzionare e lasciarci a bocca aperta – ha bisogno di molto allenamento e di capacità di osservazione. E, soprattutto, del coraggio di mettersi in discussione.
Il mio cervello è la chiave che mi rende libero.
– Harry Houdini –
Photo credit: Houdini prepares to do the Overboard box escape circa 1912, Wikimedia.