Quello nella foto è Brenin, il mio cane. Non mi dilungo nel raccontarti cosa rappresenti per me perchè se ami i cani sai già cosa significa. In questo post non parlo di affetto, che riguarda la mia vita privata. Piuttosto, di stima e rispetto per il suo modo di stare al mondo, fedele, limpido, attento ed entusiasta.
Se non ami i cani, invece, magari starai già iniziando a storcere il naso (e forse questo articolo non fa per te). Se, infine, ne fai una gara di intelligenza o superiorità paragonandoli ai gatti, sentenziando primati a favore dell’una o dell’altra specie, molto più semplicemente non ami gli animali. Cerchi solo un modo per tirartela o per sminuire qualcosa, entrambi vizi soltanto umani.
Da migliaia di anni l’uomo riflette sui cani e la loro intelligenza, riconoscendogli qualità preziose. Possono essere una fonte di ispirazione, una metafora di come funziona il pensiero creativo. Se osservati con attenzione, diventano uno specchio che ci insegna qualcosa di interessante ed evidenzia i nostri limiti.
Un’intelligenza da cani
Stanley Coren, professore della University of British Columbia di Vancouver, ha studiato a lungo la psicologia canina. Dalle sue ricerche, ad esempio, emerge che i cani dimostrano capacità mentali simili a un bambino di 2 anni. Sono in grado di comprendere un vocabolario che varia dalle 160 alle 250 parole e sanno contare fino a 5 (quello che li rende speciali é però la loro intelligenza emotiva).
Non mi aspetto che Brenin, il mio cane, mi mandi un WhatsApp per invitarmi a una passeggiata nel parco. Gli riconosco comunque buona parte di quella che la Treccani definisce come “Complesso di facoltà psichiche e mentali che consentono di pensare, comprendere o spiegare i fatti o le azioni, elaborare modelli astratti della realtà, intendere e farsi intendere dagli altri, giudicare, e adattarsi all’ambiente.”
Brenin, come tutti i cani, ha il suo modo di farmi capire che vuole uscire. Nel tempo ha messo a punto delle strategie, modificandole per renderle sempre più chiare e ottenere un risultato. Questo, in sintesi, è il segreto per la riuscita di qualunque progetto: avere un obiettivo, analizzare la situazione e fare in modo di raggiungerlo nel modo più efficace. Banale? Molti progetti falliscono perché manca un vero obiettivo, oppure è distorto da altri fattori, oppure non si comprende il contesto. Possiamo sprecare molto tempo ciondolando tra attività che non ci portano da nessuna parte proprio perché siamo distratti o manca una direzione chiara.
Il cane, invece, è molto diretto nel comunicarci quello che desidera. Nel momento in cui vuole qualcosa, non pensa ad altro ed elimina il superfluo. E’ concentrato e ci mette tutto se stesso per raggiungere il suo scopo. Potrebbe essere dovuto a un’intelligenza limitata rispetto a quella umana, tuttavia preferisco pensare che desidera una cosa alla volta e si concentra solo su quella. Atteggiamento che con le dovute proporzioni si ritrova in artisti, imprenditori e scienziati di successo.
La capacità di adattarsi (e conservarsi)
I cani sono noti per le loro capacità di adattamento, ai luoghi alle persone e alle situazioni. Nei millenni sono diventati il nostro migliore amico proprio grazie a una straordinaria capacità di convivere con noi e con gli ambienti domestici. A volte purtroppo a loro svantaggio, come ci spiega questo meme.
Molti progetti creativi falliscono per una scarsa capacità di adattarsi alle situazioni, o per l’incapacità di favorire un risultato positivo. Dai cani possiamo quindi imparare molto.
Brenin, ad esempio, ha capito le regole delle nostre uscite: serve una pettorina e deve essere una giornata di bel tempo. Se crede di avere delle possibilità di andare al parco o nel bosco, mentre mi avvicino alla porta di uscita, si adopera per favorire il suo scopo. Cerca il mio sguardo con insistenza e mi ricorda che la pettorina è vicino alla porta di casa, puntandola o mettendosi a fianco. Sono consapevole che è sbagliato attribuire agli animali pensieri o comportamenti umani. Chiunque sia in compagnia di un cane tende a cadere in questo errore, io per primo. Eppure, se esco in giardino, o vado da qualche parte senza di lui, non si cura della pettorina. La stessa cosa succede quando piove. Sa cosa fare e quando farlo. Si attiva e impegna le sue risorse solo quando è necessario.
L’uomo, inoltre, é molto più soggetto alle tempeste emotive. Se una mattina inizia male, o se non accade quello che ci aspettiamo, siamo capaci di trascinare il malumore per molto tempo. Stesso discorso se abbiamo una discussione con una persona. Facciamo fatica a mettere un punto e ripartire, restando aggrappati a una sensazione negativa.
I cani sono migliori degli esseri umani perchè sanno ma non dicono.
– Emily Dickinson –
Il cane, al contrario, é un grande esempio del “fare con quello che si ha a disposizione”. E lo fa con naturalezza, accettando i cambi di situazione con serenità. Riesce anche a rifocalizzarsi velocemente su una nuova attività, aperto verso quello che lo circonda e incuriosito dalle piccole cose. Che si vada nel bosco, o si resti a casa, Brenin rimane di buon umore e disponibile alle novità.
Il gioco e l’allegria
Il primo a parlare di umorismo nei cani fu Charles Darwin, padre della teoria dell’evoluzione datata 1859. Konrad Lorenz, il famoso etologo austriaco, é stato invece il primo a suggerire che sapessero ridere. Molte ricerche scientifiche, oltre a confermare le intuizioni dei due grandi scienziati, hanno indagato lo spirito allegro e giocoso dei cani. Si tratta di una vera e propria caratteristica di specie. Ogni cane ha un suo senso dell’umorismo e gioca secondo un proprio stile, segno di differenze caratteriali tra un esemplare e l’altro.
Giocare per l’essere umano è un modo molto efficace per conoscere il mondo e sviluppare la propria fantasia e creatività. L’aspetto su cui riflettere é che il cane non smette di farlo diventando adulto. Diventa più calmo e riflessivo, ma resta la voglia di giocare e di entusiasmarsi nel gioco. Allo stesso modo, mantiene il desiderio di esplorare e andare in giro a zonzo con profonda curiosità. Se ci fai caso, quando un cane passeggia é assorbito da piccoli oggetti, dettagli e profumi. Anche se conosce a memoria il terreno su cui cammina, non lo da mai per scontato e ogni dettaglio é fonte di curiosità e attente osservazioni.
Incuriosirsi, aprendosi al mondo che ci circonda e apprezzando le piccole cose, é la base su cui costruire un punto di vista originale. Se per noi umani a volte é difficile farlo, i cani ci insegnano che é piuttosto semplice. Basta seguire due regole: darsi una mossa e guardarsi in giro.
In merito al senso dell’umorismo, cosa aspettarci da un cane? La sua ironia, come notava Charles Darwin, é legata al gioco e all’astuzia. Adora prenderci un po’ in giro, soprattutto se lasciato fare. Se gli imponiamo un gioco, si adeguerà fedele agli ordini ricevuti. Se assecondato, darà vita a uno schema che si evolve nel tempo.
Il gioco delle palline
Brenin adora essere inseguito mentre gioca. Inizialmente, smetteva di correre dietro alla pallina che gli lanciavo e si avvicinava e allontanava per stuzzicarmi e farsi inseguire. Capito che non funzionava, ha iniziato a tenersi la pallina in bocca, ripetendo avvicinamenti e allontanamenti. Per un po’ sono stato al gioco, poi ho cominciato a lanciare una seconda pallina. Il suo obiettivo però non è cambiato, continua a voler essere inseguito. Nel giro di qualche giorno, ha iniziato a trattenere entrambe le palline.
Come umano, in grado di leggere, scrivere e far di conto, cosa ho fatto? Ho usato una terza pallina. La risposta di Brenin è stata semplice ed efficace: nel momento in cui compare la terza pallina, una la nasconde e si trattiene le altre due. E io lo rincorro.
Il cane è piuttosto testardo quando ha un obiettivo da raggiungere, ma non significa che ignori la situazione o che metta se stesso davanti a ogni cosa. E’ un animale sociale, con un forte senso di gruppo e condivisione. Brenin non è il tipo che riporta le cose che gli lanci. Le abbandona da qualche parte per poi farsele rilanciare. Tempo fa, tuttavia, mi ero fatto male a una caviglia e non riuscivo a camminare. E’ stata l’unica volta che mi ha riportato sempre la pallina e non ha mai tentato di farsi inseguire.
In conclusione
Per prendere ispirazione dai cani è sufficiente dedicargli del tempo di qualità. Bisogna lasciarli esprimere, stimolarli e stare a guardare. Coltivare una relazione, basata sul rispetto reciproco, prendendosi cura del tempo che passiamo con loro.
Questo non significa abdicare al ruolo di “capo branco”, perché il cane ha bisogno di regole chiare e comportamenti coerenti per stimare il suo amico umano. Soprattutto ha bisogno di essere trattato come un cane, con una guida umana che comprenda le sue esigenze e non lo confonda con un bambino.
Fissa il tuo cane negli occhi e prova ancora ad affermare che gli animali non hanno un’anima.
– Victor Hugo –
Photo credit del meme: TML
bello
Grazie Francesco!