Anche l’innovazione può essere innovata. Se fino a non molto tempo fa il modello predominante era la “closed innovation”, cioè sviluppare qualcosa di nuovo tra le proprie mura, da qualche anno si sta affermando il suo opposto: l’open innovation.
Ci si potrebbe scrivere un libro bello spesso sul concetto di open innovation (molti l’hanno già fatto e se ti interessa puoi partire da The era of open innovation di Henry Chesbrough). Per fartela breve, si tratta di acquisire soluzioni e progetti dall’esterno. Per stare al passo dei mercati e della corsa tecnologica, infatti, non si può più fare tutto da soli. Bisogna collaborare. Aziende e organizzazioni varie, quindi, si mettono a caccia di idee e risorse per risolvere problemi specifici.
Ed è una grande opportunità per startupper e pensatori creativi, che si muovano da soli o in team costituiti per l’occasione. Come fare? Grazie al web, naturalmente, uno dei posti dove sempre più spesso domanda e offerta di innovazione si incontrano.
Chiunque, da qualunque parte del mondo, può presentare il proprio progetto e collaborare con aziende, enti di ricerca, startup, pubbliche amministrazioni, organizzazioni no-profit e così via. Sgombriamo subito il campo da eventuali incomprensioni: non ti parlo delle famigerate collaborazioni “a gratis”, o ripagate con promesse indefinite, ma di idee/progetti che se si dimostrano funzionali vengono premiati in denaro. Certo, esistono anche le collaborazioni spontanee, o retribuite a titolo simbolico, ma è tutto stabilito in modo trasparente prima di iniziare. Chi ha orecchi per intendere…
Dopo queste premesse (generiche per non farti sbadigliare), ecco alcune piattaforme di open innovation che ti suggerisco di tenere d’occhio.
Innocentive
Parlando di piattaforme web di open innovation, non si può che iniziare dalla più nota: Innocentive. Fondata nel 2001 negli Stati Uniti come divisione di ricerca&sviluppo dell’azienda farmaceutica Eli Lilly and Company, è la capostipite dei portali dove le organizzazioni pubblicano progetti “aperti”. Ad oggi conta una popolazione di 380.000 solvers, composta da scienziati, ingegneri, imprenditori e gente comune esperta in un campo del sapere. Se ti interessa, puoi iscriverti qui.
Il meccanismo di ingaggio è piuttosto semplice: un’azienda lancia un contest per risolvere un problema e ogni iscritto può presentare la propria soluzione. In palio ci sono premi che vanno da qualche migliaio di dollari fino a diverse centinaia di migliaia. Dipende dalla complessità del problema da risolvere.
Al momento, sono stati pubblicati progetti per un valore totale che supera i 50 milioni di dollari e che hanno ricevuto oltre 62.000 soluzioni. Tra i cacciatori di idee si contano grandi multinazionali, tra cui anche ENEL, oppure organizzazioni di vario tipo. La NASA, ad esempio, ha usato questa piattaforma per farsi aiutare nello sviluppo di algoritmi predittivi e sistemi di misurazione.
NineSigma
Ecco un altro peso massimo dell’open innovation, soprattutto in campo tecnologico. Fondato nel 2000 a Cleveland, questo broker di servizi mette in contatto chi cerca una soluzione con una rete di innovatori sparsi nel mondo. Un network che conta oltre 2 milioni tra università, centri di ricerca, aziende, ricercatori, consulenti e liberi professionisti.
Come per Innocentive, anche sul sito di NineSigma è possibile consultare i contest aperti e partecipare con la propria soluzione. Ogni progetto, di solito postato da grandi multinazionali che operano in settori high-tech, prevede un premio in denaro.
99designs
Magari non sei un ricercatore nel campo delle biotecnologie, oppure un ingegnere informatico, e ti occupi di design. Benissimo. Il concetto di innovazione aperta si applica a qualunque settore. Per design e arti grafiche, ad esempio, 99Designs è tra le piattaforme di riferimento. Nata in Australia nel 2008, oggi ha raggiunto quasi mezzo milione di clienti che hanno richiesto servizi di grafica.
Volendo essere precisi, si tratta di una piattaforma di crowdsourcing (sviluppo collettivo di un progetto dato in outsourcing da un’azienda). Ok, sono sfumature. Ad ogni modo, anche qui il meccanismo di ingaggio è piuttosto semplice. Le aziende lanciano un contest, fissando un premio in denaro per il vincitore, e la rete di designer si attiva per ottenere la commessa. Per entrare nel network è sufficiente iscriversi al portale.
Zooppa
Restiamo in ambito comunicazione & design. Zooppa è un interessante caso di piattaforma di crowdsourcing creativo made in Italy. Nata nel 2007 grazie al sostegno di H-Farm (incubatore di startup e imprese innovative), in poco tempo ha conquistato anche gli Stati Uniti e aperto una sede a Seattle. La sua comunità di oltre 360.000 talenti digitali (designer, fotografi, esperti di contenuti video, ecc.) è spesso ingaggiata da agenzie e grandi marchi a caccia di professionalità fresche e creative.
Come funziona? Una volta definite le esigenze del cliente in un brief, viene aperto un contest con un premio in denaro. Per partecipare bisogna iscriversi alla community e creare il proprio profilo.
Piattaforme collaborative aziendali
Ricapitoliamo: un’azienda pubblica una richiesta su una piattaforma esterna e qualcuno fa delle proposte. Il metodo funziona ma forse possiamo tagliare un passaggio, devono aver pensato in Mattel. Se hai nel cassetto il progetto per un giocattolo strabiliante, ora puoi proporlo direttamente al colosso californiano. In un mercato come quello del giocattolo, dinamico e condizionato da mode che nascono e muoiono in pochi mesi, è fondamentale avere idee in continuazione. Stando alle dichiarazioni della CEO Margo Georgiadis, ci vogliono circa 18 mesi per passare dall’idea al giocattolo finito. L’obiettivo ora è accorciare i tempi e portarli dai 6 ai 9 mesi.
Se invece sei un amante della birra, Heineken ha lanciato Innovators Brewhouse. Sul portale trovi le sfide che il produttore olandese apre agli innovatori di tutto il mondo.
Bayer, famosa multinazionale farmaceutica tedesca, pubblica i suoi contest qui.
Questo è il portale di Astrazeneca, multinazionale biofarmaceutica britannica.
Da qui puoi fare le tue proposte a Unilever, mega multinazionale proprietaria di oltre 400 marchi (dagli alimenti ai prodotti per la casa).
Ho fatto solo alcuni esempi. Molte altre aziende si stanno muovendo in questa direzione, lanciando progetti ibridi tra open innovation e crowdsourcing. Altre, invece, lo hanno già sperimentato in passato. E’ il caso di Fiat, che nel “lontano” 2010 aveva presentato la concept car Fiat Mio raccogliendo i suggerimenti di oltre 17.000 utenti web.
L’Open Innovation della Regione Lombardia
Spesso si ha l’impressione che in Italia si faccia poco o niente per l’innovazione. Abbiamo i nostri problemi, come dire il contrario, però a volte le iniziative degne di merito passano in secondo piano. Ti segnalo, quindi, la piattaforma di Open Innovation della Regione Lombardia. Un progetto attivo dal 2015 e che si rivolge (cito dal sito ufficiale) “a tutti gli attori dei processi di innovazione nelle imprese, nei centri di ricerca, nelle pubbliche amministrazioni, nella società civile e a tutti i cittadini che vogliono avere un ruolo attivo nelle politiche di ricerca e innovazione”.
A giugno 2017 la piattaforma contava 6500 utenti e oltre 2000 organizzazioni registrate, che insieme hanno lanciato 232 proposte di collaborazione.
Buongiorno, ho letto tutto e con molto interesse, da sempre ho avuto idee in vari settori ma come tanti penso di averli lasciati perdere per mancanza di contatti. Tra queste tante ideee forse qualcuna serebbe stata sicuramente realizzata. Attualmente ne ho in testa due interessanti, una riguardante un nuovo accessorio per il bagno che in mano a qualche stilista potrebbe diventare oltre alla sua così incredibile funzionalità un ottimo elemento di arredo; la seconda è un nuovo accessorio per la cucina che potrebbe migliorare il sapore di uno dei nostri prodotti di prestigio più venduti. Ambedue non necessitano di energia elettrica e semplicissimi da fare.
Buongiorno Stefano,
ti ringrazio per il commento e ti faccio un grosso in bocca al lupo!
Hello Alessandro
Ho realizzato un prototipo spremiagrumi da banco, e sto cercando una azienda che sia interessata all’acquisto del mio progetto. Fammi sapere se la mia idea di vendere il progetto per te è realizzabile e se conosci qualche azienda interessata.
In attesa di un tuo riscontro ti porgo i miei
Cordiali saluti
Domenico Trapani
Ciao Domenico,
non sono un esperto nel settore, ma vendere un progetto è possibile. Soprattutto, se è brevettato e ne cedi i diritti (vendendo i diritti o concedendo una licenza).
Ti suggerisco di rivolgerti a studi che seguono professionalmente queste attività.
Un grosso in bocca al lupo!
Buongiorno, non ho un progetto ma un idea banalissima su cui mi piacerebbe sentire qualche parere. Se fosse realizzabile incrementerebbe in modo significativo la commercializzazione delle auto elettriche senza avere la contrapposizione delle reti di distribuzione di carburante. Se fosse possibile introdurre uno standard nelle batterie per auto rendendole contemporaneamente facilmente sostituibili si potrebbe mutare il concetto di ricarica batteria in ricarica immediata con sostituzione. Il distributore di carburanti diventerebbe un deposito di batterie cariche e in fase di ricarica. Le batterie non sarebbero più acquistate con l’auto ma verrebbero noleggiate ad ogni rifornimento lasciando quelle ormai quasi scariche che il distributore provvederà a rimettere in carica x altri clienti. L’attuale distributore di carburante, oltre ai serbatoi interrati, avrebbe un grande magazzino di batterie in ricarica, i costi di gestione del magazzino sarebbero compensati dall’assenza dei costi di trasporto. Il tempo di ricarica di un’auto elettrica si ridurrebbe al tempo necessario alla sostituzione delle batterie(ovviamente andrebbero progettate con estrazione ed inserimento rapidi). Evitate gli insulti x favore.
Buongiorno Franco, pubblico il tuo intervento volentieri.
L’idea sembra interessante, soprattutto se le batterie fossero di dimensioni contenute e se non richiedessero particolari manutenzioni o attenzioni nello stoccaggio.
Buongiorno Alessandro,ho un idea per una app ,di simili e/o uguali a come l ho pensata e ideata,in rete non ne ho trovate.
Non faccio parte del.mondo informatico,quindi non ho competenze in merito.
Quindi vorrei vendere l.idea a chi può svilupparla ,senza che mi.venga rubata l.idea.
Certo di un suo consenso del pubblico in quanto è Utile .
Quindi la mia domanda è a chi posso rivolgermi? In modo sicuro?
Grazie anticipatamente e buon lavoro
Buongiorno Ros, ti ringrazio per il commento. Il mio consiglio è innanzitutto stendere un documento che presenti l’idea e i suoi vantaggi. Più dettagli ci sono e più l’idea sembrerà fattibile e interessante agli occhi dei potenziali investitori/compratori. Detto questo, cercherei di prendere contatto con studi professionali che si occupano di brevetti e di tutela della proprietà intellettuale. Anche in questo caso torna utile il documento che presenta l’idea, che per essere brevettata deve essere definita in modo concreto e dettagliata nelle sue componenti.
Un grosso in bocca al lupo!
…peccato che nessuno dei siti sopra elencati sia aperto a nuove idee… sono tutti siti dove imprese richiedono soluzioni a idee che già hanno sviluppato, non ci sono siti dove imprese sono a caccia di idee garantendo la tutela delle idee che vengono proposte (altrimenti potrebbe capitare che l’idea proposta è eccellente, viene rifiutata e poi in realtà l’impresa la usa come se fosse nata da lei, magari con lievi modifiche). E quindi di fatto non si nota nell’elenco un sito che possa essere un aiuto a chi ha idee brillanti senza contatti ne fondi per realizzarle.
Buongiorno,
la invito a consultare meglio i siti che ho elencato. Sono aperti a nuove idee, soprattutto se brillanti. Spesso il punto di partenza é un contest per raccogliere progetti che rispondono a esigenze specifiche, che é un ottimo modo per dimostrare il proprio talento. Vale ricordare che per raccogliere investimenti bisogna offrire qualcosa che risponda a un bisogno concreto dell’investitore, cosa di cui spesso é a conoscenza ma che non riesce a risolvere da solo.
Sul fatto che le aziende rifiutino le proposte per poi appropriarsene, in mancanza di prove, siamo nel campo delle insinuazioni (spesso infondate) in cui non mi addentro.
Buongiorno Alessandro.
Ho letto tutto con grande piacere e interesse, anche io ho un’idea riguardo l’industria termoidraulica, vorrei sviluppare questa mia intuizione, credo che se venisse realizzata potrebbe aiutare l’ambiente riducendo inquinamento e spese per il riscaldamento domestico. Non meno importante potrei guadagnare qualche soldino,da tempo sono in cerca di occupazione, con poco successo. Ti chiedo quindi a chi potrei rivolgermi per proporre la mia idea.
Grazie mille
Buongiorno Luciano,
grazie mille a te, mi fa molto piacere che l’articolo ti sia piaciuto. Il primo consiglio che posso darti, è formalizzare la tua idea in un progetto con più dettagli possibili. Sotto ti metto il link di un post dove do qualche spunto che può esserti utile. Per proporre il progetto, ti consiglio poi due passaggi. Il primo, è rivolgerti a uno studio che si occupa di tutela del diritto industriale/brevetti (ti possono aiutare a capire come tutelarti e consigliarti a chi rivolgerti nello specifico per proporlo). Il secondo, è sentire le associazioni industriali/commerciali della tua zona. Una strada, oltre a trovare un compratore, potrebbe essere di aprire una piccola attivitä o ottenere dei fondi per sviluppare il progetto. Loro ti possono aiutare a capire come muoverti nel modo migliore.
Ti faccio un grosso in bocca al lupo!
https://www.pensarecreativo.com/vendere-un-idea/
Buongiorno , molto interessante questo articolo , i consigli e le giuste regola , grazie mille per i suoi preziosi consigli , grazie , Giorgio
Buongiorno Giorgio,
grazie mille a lei per il commento, mi fa molto piacere che abbia trovato interessante l’articolo