Problemi ne capitano sempre e ne capitano a tutti, la differenza è come le persone provano a risolverli. Con problemi intendo tutto quello che ci mette davanti a un grattacapo da risolvere, dal sistemare un aggeggio che si é rotto fino a trovare una via d’uscita a un problema personale.
Il punto di partenza per trovare delle soluzioni é abbastanza noto: staccarsi dalla situazione e valutare delle strade alternative. Bene, a me non sempre riesce, a volte nemmeno mi rendo conto di essermi fissato su una soluzione scarsa (pensando, piuttosto che niente…). La cosa da fare però la conosco: fermarsi e guardare le cose da un punto di vista differente.
Cambiare prospettiva davanti a un problema
Ok, cercare un nuovo punto di vista per risolvere un problema. Tutto qui (?). Non sto parlando di una formula magica dal risultato certo, però é un metodo, un’attitudine da coltivare un giorno dopo l’altro. Da quando mi interesso di creatività non mi sveglio ogni mattina con un’invenzione brillante per la testa, e nemmeno me lo aspetto.
Resto però stupito quando scopro che ragiono in modo automatico, intrappolandomi da solo in una situazione. Allora, forzo le cose e riorganizzo il mio pensiero.
Come faccio?
Non prenderlo come un algoritmo preciso e perfetto, ma in sintesi ecco qui:
- Fermati (prenditi il tempo)…
- … per essere consapevole di cosa sta succedendo…
- … per farti delle domande su come e cosa osservare…
- … e poi prendere una nuova direzione (almeno per un po’, anche se all’inizio sembra poco sensata).
E’ come diventare un gelataio
Adesso stai per scoprire perché per questo post ho scelto l’immagine di un gelato.
Ogni tanto penso a una persona che ho conosciuto casualmente qualche anno fa. La sua storia mi é rimasta impressa nella mente anche se ho potuto parlargli per non più di venti minuti. In qualche modo é grazie a lui che, poche settimane dopo, ho deciso di saperne di più sulla creatività e sul cambiamento, prendendo da uno scaffale Creatività e pensiero laterale di Edward De Bono (il primo libro che ho letto sull’argomento e che ha ispirato tutto il resto, compreso questo blog).
Ne parleremo ancora delle teorie del pensiero laterale, ora però ti racconto una storia.
Stavo prendendo un caffè con un collega in un bar della Stazione Centrale di Milano e in un tavolino vicino al nostro si siede un uomo sui 40 anni. Il mio collega lo riconosce, si chiama Luca e sono cresciuti nello stesso paese di provincia.
Sono molti anni che non si vedono. Di Luca l’ultima cosa che il mio collega ricorda é che per un periodo aveva lavorato in una piccola gelateria nel loro paese di origine, poi non l’ha più visto. Che fine aveva fatto?
Luca é un ex architetto che a 31 anni ha perso il lavoro. Dopo l’università e una trafila di collaborazioni si é trovato in un vicolo cieco. Non lo voleva più nessuno, ci dice. Qualcosa si era inceppato, e le settimane da disoccupato sono diventati mesi e poi anni.
Il mio collega mi ha poi raccontato che Luca, dopo aver perso il lavoro, era entrato in un periodo di forte depressione. Fin da bambino era un tipo solitario e introverso, e quel momento probabilmente lo aveva gettato in una situazione difficile. Passava il tempo in completo isolamento, parlava pochissimo e non usciva quasi mai dalla casa in cui viveva con sua madre.
Dopo oltre due anni Luca prende una decisione che gli cambia la vita: rinuncia definitivamente alla carriera di architetto e inizia un corso di gelataio a Milano. Per me questo é a tutti gli effetti un salto laterale. Invece di proseguire, ha deciso di svoltare verso una direzione imprevista.
Dalle tavole da disegno ai gelati in cono o coppetta é stato un percorso in salita. Niente a che vedere con lo stereotipo della persona che ha sempre saputo quello che voleva dalla vita. Per dirla con le parole di Luca: “L’idea del gelataio mi é venuta quasi per disperazione”.
Finito il corso, trova lavoro in una piccola pasticceria del suo paese, che durante l’estate ha bisogno di qualcuno che faccia i gelati e che dia una mano in negozio. E’ pagato poco, senza certezze contrattuali, lavorando 10 ore al giorno con l’impressione che se n stanno approfittando di lui. Luca però impara il lavoro e resiste tutta l’estate, fino a quando trova su Internet l’annuncio di una pasticceria/gelateria in una cittadina in Alto Adige.
Nonostante i mille dubbi, si candida, e con sua sorpresa viene chiamato in pochi giorni e rimane sconvolto quando dopo una settimana lo assumono. Inizia con un contratto breve, alla fine resterà in Alto Adige per qualche anno, facendo gelati, imparando il tedesco e conoscendo la ragazza che diventerà la sua compagna.
Luca e la sua ragazza sono pronti per un nuovo passo laterale. Lasciano entrambi il lavoro sicuro e si trasferiscono in Germania con il sogno di aprire una gelateria artigianale. Scelgono una città universitaria e in qualche mese il loro gelato é talmente richiesto dagli studenti che decidono di spostarsi in un negozio più grande.
La sera che lo incontrai in Stazione Centrale, Luca era appena tornato in Italia per prendersi una breve vacanza. Dopo sarebbe tornato in Germania con l’idea di aprire una seconda gelateria in un centro commerciale.
Tutto inizia con un piccolo passo
Con Luca ho parlato per pochi minuti. Vuoi sapere che impressione mi ha fatto? Un tipo assolutamente normale, anonimo, che non lo noteresti mai se lo incroci per strada. Ma se lo guardi negli occhi, capisci che è un tipo sveglio che ha trovato il suo posto nel mondo e un lavoro gratificante in cui può esprimere se stesso.
Lasciamo stare il successo ottenuto e alcune situazioni casuali che lo hanno aiutato (ad esempio, in Alto Adige ha imparato il tedesco che poi gli è servito per andare in Germania). Quello che conta é come ha trasformato la sua situazione, il suo problema, e come ha colto le opportunità che gli si sono presentate.
Si è messo in discussione, ha cambiato prospettiva e ha iniziato da zero a camminare su una nuova strada.
Interessante m’incuriosisce
Ciao Rosalba, grazie per il commento