Devi risolvere un problema ma stai perdendo molto tempo, sbattendoci la testa a vuoto. Cosa puoi fare? Indossi sei cappelli diversi e ti metti a pensare con metodo.
Per risolvere un problema, infatti, il primo problema (scusa il gioco di parole) che devi affrontare è non fare confusione. E’ un errore molto diffuso, non sottovalutarlo. Più casino fai e più ti carichi sulle spalle un peso che ti inchioda a terra e ti immobilizza. Niente flessibilità, niente soluzioni creative.
Edward de Bono, super esperto di creatività e problem solving, ha inventato un sistema efficace per procedere con ordine e ottimizzare il tempo a disposizione. E’ la tecnica dei sei cappelli per pensare, nata per essere usata in gruppo ma valida anche se si è da soli.
In sintesi, quando applichi questo metodo, interpreti sei ruoli diversi guardando al tuo problema da sei punti di vista differenti (i famosi cappelli colorati).
Cambia cappello per pensare in modo più efficace
Il trucco è semplice ma molto potente: quando cambi cappello, interpreti un ruolo e ragioni in modo diverso. Ti metti nella condizione di superare il tuo modo di pensare standard, recitando una parte che non ti è famigliare e e che ti permette di capire meglio gli aspetti inesplorati del problema.
Sei più libero di agire perché è il tuo ruolo che ti protegge. Non sei tu, è uno dei sei cappelli che parla, e ti senti più a tuo agio nel seguire un certo tipo di ragionamento. Più ti impegni nella recitazione, più caratterizzi il “personaggio”, e migliori risultati avrai.
Magari non ti ho convinto. Ti sembrano cose da attori teatrali?
Ecco una spiegazione più scientifica.
Il nostro cervello è piuttosto pigro. Non ama cambiare e tende a irrigidirsi negli schemi mentali che usa da sempre. E’ più forte di lui. Questo vale per me, per te e per tutte le persone che conosci. Da quando nasciamo, ci insegnano un certo modo di ragionare, e ci premiano o ci puniscono a seconda di quanto ci adeguiamo.
Così, senza accorgercene, tendiamo a muoverci sempre sullo stesso binario, ripetendo gli schemi che abbiamo usato in passato.
Siamo così legati al nostro modo di essere e di pensare che, anche inconsciamente, siamo pronti a difenderlo contro ogni tentativo di cambiamento. Il motivo è chiaro: è in gioco la nostra identità. Saperlo, esserne consapevoli, permette di aggirare tutto questo con qualche trucchetto.
Ti faccio un esempio. Se ti metti un costume da clown, ti senti “autorizzato” a comportarti di conseguenza. Ti senti più libero di agire e ti muovi con più sicurezza, ottenendo più successo come clown. Saresti molto più impacciato e meno spontaneo se facessi il pagliaccio indossando i vestiti che ti metti quando sei in ufficio.
Sei cappelli, sei punti di vista
La tecnica segue delle regole precise e ad ognuno dei sei cappelli è assegnato un colore in modo da rendere più chiara la sua funzione.
Indossando un cappello alla volta, separi gli elementi che tendono a sovrapporsi in un processo decisionale o creativo. Questo ti tiene lontano dalla confusione, perché quando sei davanti a un problema da risolvere intervengono contemporaneamente molte sfumature che non riesci a gestire in un blocco unico. Meglio affrontare una cosa alla volta.
Un antico detto in tre parole chiarisce bene il concetto.
Dividi et impera.
– Filippo il Macedone –
Come detto, il metodo dei sei cappelli può essere usato da soli o in gruppo. Se sei riuniti con più persone, l’importante è che ognuno sperimenti i diversi ruoli, in modo che tutti spostino il proprio punto di vista.
Il cappello bianco: la neutralità
E’ il cappello obiettivo e imparziale. Quando lo indossi, non interpreti un fatto e non esprimi un’opinione. Elenchi cifre, numeri, dati. Rispondi a domande precise, perché tanto più sei specifico e tanto meno ti allarghi verso considerazioni personali.
Puoi anche segnarti fatti “ritenuti” veri o altamente probabili, ma devi esserne consapevole e rendere esplicito che non hai la certezza al 100% (tanto meglio se riesci a quantificare la probabilità che un evento si avveri oppure no).
Non è facile essere neutrali. Occorre un certo sforzo perché ognuno di noi ha la tentazione di favorire o negare un’idea, oppure crede in qualcosa oltre il dato oggettivo. Se però ti comporterai come un computer privo di emozioni, avrai per le mani dei dati di grande qualità.
Il cappello rosso: le emozioni
Hai fatto il computer con il cappello bianco e ti sei tenuto dentro ogni emozione. Bene, ora sei autorizzato a esprimerle nel modo più sincero possibile (con un po’ di diplomazia, mi raccomando).
Il rosso è il colore delle passioni. Ogni nostra scelta è influenzata dalle sensazioni e dai sentimenti che proviamo, come ad esempio l’antipatia o la simpatia. Di per sé non è un male, visto che sono la base dell’intuito e del “sesto senso” che ha portato l’essere umano a molte scoperte (ma anche a molti disastri, sopravvalutando il valore della prima cosa che viene in mente).
Le emozioni ci spingono verso un obiettivo e ci allontanano da un pericolo, e vanno rispettate. Però, è bene tenerle separate dai fatti per non indebolire l’efficacia del nostro pensiero. E’ un modo molto utile per vederci più chiaro e far emergere quello che spesso agisce sottotraccia.
Il cappello nero: il negativo
Chi si mette il cappello nero mette in luce tutto quello che non funziona, o che potrebbe non funzionare in futuro. Errori, rischi, punti deboli. Attenzione: non si tratta di demolire una soluzione o di ridicolizzarla, ma di evidenziare in modo obiettivo le lacune che possono indebolirla. Ho detto “in modo obiettivo”, ok? Spesso è più forte di noi trovare mille modi per non fare una cosa.
Inoltre, il metodo di procedere attraverso analisi critiche ci viene insegnato a partire dalle scuole elementari. Ci insegnano che sei bravo se scovi l’errore, se trovi dove una regola non viene rispettata, innescando la tentazione di andare a caccia di “premi”, per poi finire a radere al suolo tutto quello che è inusuale (ho semplificato molto il concetto, che meriterebbe più spazio, ma era giusto per darti un’idea).
Usare il cappello nero è diverso dal pessimismo nero, perché il mondo delle sensazioni negative è compito del cappello rosso.
Il cappello giallo: il positivo
Se con il cappello nero hai raccolto le valutazioni negative, ora è il momento di cambiare campo e spostarsi su tutti i benefici e i vantaggi di un’idea. Perché un progetto è fattibile? In che cosa ti può aiutare? Il pensiero giallo è positivo ma comunque legato a una base logica, così come avviene per il nero. Puoi anche ipotizzare delle opportunità al momento non ancora possibili, ma stando sempre con i piedi per terra. L’euforia e l’entusiasmo sul perché dovresti imbarcarti in un’avventura tienila per il cappello rosso.
Con questo cappello, inoltre, non ti devi preoccupare di trovare nuove idee. Puoi proporre delle soluzioni concrete e già utilizzate, e va benissimo così. E’ facile confondere il capello giallo con quello verde della creatività. Tieni presente che il primo tende all’efficienza di un’idea e il secondo all’innovazione di un’idea. Ne riparlo qui sotto, dopo averti presentato il cappello verde.
Il cappello verde: la creatività
E’ il momento del pensiero creativo e divergente. Il verde è il colore della fertilità ed è con questo cappello che fai crescere un’idea, andando oltre ciò che è ovvio e già consolidato. E’ un salto in avanti, o meglio un salto di lato (Edward de Bono è il papà del pensiero laterale).
Se con i cappelli neri e gialli hai espresso dei giudizi sull’esistente, ora cambi marcia e ti sposti verso il nuovo. Esci dagli schemi e sfidi te stesso, oppure il gruppo, per arrivare a un concetto completamente nuovo e inaspettato. Vai a caccia di alternative, a partire dai vincoli e dalle condizioni fissate dagli altri cappelli. Altrimenti rischi di arrivare a un’idea completamente campata per aria, una cianfrusaglia inutile.
Tornando al rapporto tra cappello verde e cappello giallo, ecco cosa scrive de Bono nel suo libro:
Come il pensiero con il cappello nero individua un errore e lascia al pensiero col cappello giallo il compito di correggerlo, così il pensiero col cappello giallo individua delle opportunità e lascia al pensiero col cappello verde il compito di trovare nuovi mezzi per tradurle in pratica.
– Edward de Bono, Sei cappelli per pensare –
Il cappello blu: il controllo
Il pensiero, per essere efficace, ha bisogno di essere organizzato. Il ruolo del cappello blu è quello dell’allenatore di una squadra, che organizza il gioco per raggiungere un obiettivo.
Buster Keaton ci mostra cosa succede a cambiare troppi cappelli.
Il cappello blu interviene con domande e assegna i cappelli ai partecipanti della riunione. Si preoccupa di fare un riassunto dei risultati, di riepilogare le conclusioni e indirizza il pensiero di tutti i partecipanti. Praticamente, rende più produttivo e focalizzato l’intero processo. Se sei da solo, devi ascoltarti molto e saper gestire tutto il processo (l’esperienza ti aiuta).
Questo cappello può essere indossato da una persona soltanto, oppure a turno chiunque può liberamente indossarlo e agire di conseguenza.
La mappa per trovare la soluzione
L’obiettivo del metodo è mappare le diverse dimensioni del pensiero in modo che la soluzione salti fuori “da sola”. Prima si raccolgono in modo distinto tutti gli elementi, poi si uniscono e – ta da! – ecco la soluzione. Ovviamente, non c’è la garanzia di trovare una soluzione o un’idea geniale. Sarebbe tutto troppo facile e poco credibile. Può succedere che dalla mappatura non esca niente di convincente, oppure che non esca subito, oppure che esca uno spunto interessante per qualcosa di completamente diverso.
Ad ogni modo, consolati sul fatto che stai ragionando in modo più efficace, aumentando le tue possibilità di risolvere un problema o di trovare un’alternativa creativa.
Il vantaggio della tecnica dei sei cappelli è nella separazione forzata dei principali ingredienti del pensiero umano. Mentre cambi cappello, metti ordine tra:
- emozioni
- logica
- informazioni
- creatività
In conclusione
Giocando in diversi ruoli esci dal binario del pensiero che più ti appartiene. Come ti dicevo, è abbastanza comune demolire o elogiare a priori un’idea. Cambiare cappello spinge a cambiare punto di vista, rendendoci più consapevoli dello stile di pensiero e portandondoci verso territori nuovi. E’ anche un buon modo per allentare la tensione e i battibecchi, portando il gruppo a ragionare in modo costruttivo.
Come per ogni altra tecnica che conosci, più la usi e più diventi abile. I risultati più soddisfacenti arriveranno dopo un po’ di pratica. Passerai da un ruolo all’altro più velocemente e sarai più consapevole di come ti avvicini a un problema. E magari, troverai una soluzione che nemmeno immaginavi.
Anche da soli, interpretare i diversi ruoli aiuta a sfidare se stessi. Ti obblighi a guardare le cose da punti di vista differenti e a focalizzare la tua attenzione su una cosa alla volta.
Ognuno di noi predilige un modo di pensare tipico di uno dei sei cappelli, tu di solito che cappello porti?
Molto bella la tecnica dei 6 cappelli, richiede lo sforzo di vedere il problema cercando altri punti di vista e atteggiamenti mentali.
Grazie per il contributo creativo!
Ciao Annalisa,
grazie a te per il commento!
La tecnica dei 6 cappelli è davvero interessante. Se applicata con costanza, diventa uno stile di ragionamento molto efficace.
Grazie 1000! Finalmente ho capito come si conduce la tecnica dei sei cappelli.
Adesso spero che frugando nell’armadio riesco a rimediare la tesina su scuola e integrazione dei plusdotati secondo le regole APA/06
Grazie mille Gaetano, mi fa molto piacere!