Semplicità e creatività: l’importanza di semplificare

La semplicità è il più grande alleato della creatività, mentre la complessità è uno dei nemici più subdoli. O meglio, non è tanto la complessità a essere un ostacolo al pensiero creativo, piuttosto la difficoltà di tradurla in qualcosa di semplice ed efficace.

Da questo presupposto dobbiamo muovere i nostri passi ogni volta che approcciamo qualcosa e lo vogliamo rendere più creativo. E’ un principio da interiorizzare come fosse un comandamento: la creatività porta a rendere tutto più semplice, con una mossa geniale arriva all’essenza delle cose.

Molti progetti, opere, invenzioni falliscono proprio portandosi dietro una complessità irrisolta. Tutto un bagaglio di dettagli superflui che pesa sulle spalle dell’idea accorciandole il fiato nella corsa verso la creazione di qualcosa di concreto.

Complicare è facile, semplificare è difficile. Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare.
Bruno Munari

Se la semplicità può essere vista come una meta, come la si raggiunge? Togliendo, sottraendo, riducendo. Non si tratta di partire da qualcosa di semplice, ma di arrivarci un passo alla volta. Pensa a uno scultore. Scalpella incessante la pietra, arrivando anche levigare i dettagli minimi, fino a completare la sua statua.

Ecco qualche suggerimento per raggiungere la semplicità.

Focalizzarsi

La prima regola, valida per qualunque progetto creativo, è restare focalizzati sull’obiettivo da raggiungere. Ogni cosa che ci allontana andrebbe tolta senza esitazione, ma spesso ci affezioniamo o ci appoggiamo a tutto quello che in realtà ci gioca contro. I motivi possono essere diversi, e non vale nemmeno la pena indagarli a lungo per evitare di smarrirci in un labirinto di pensieri.

Ci vuole coraggio a restare focalizzati. Significa rinunciare a qualcosa e, per quanto possa essere spiacevole, è l’unico modo per non disperdere energie. La prima domanda da farsi è “Cosa è davvero importante?”. Può essere una cosa, oppure due o tre. Niente liste infinite, soltanto l’essenziale. Il resto, tutto quello che rimane fuori, va eliminato.

Cercare l’equilibrio

Focalizzarsi è importante, ma un eccesso di concentrazione può essere molto pericoloso. Rischiamo di perdere di vista il disegno complessivo, iniziando a sopravvalutare i dettagli che diventano troppo invadenti (che è una sottile forma di complicazione). Il nostro compito è cercare la semplicità, ripetiamocelo come fosse un mantra e non accontentiamoci dei primi risultati.

Che non significa banalizzare, piuttosto trovare una soluzione efficace. C’è una grande differenza tra il semplificare e il rendere incompiuta o monca la nostra opera. Tornando all’esempio dello scultore, attenzione a dove picchiamo lo scalpello. La semplicità si raggiunge valutando l’armonia complessiva, dove ogni elemento tiene l’altro in un gioco di equilibrio.

Combattere la fretta

L’entusiasmo è il carburante del successo, però anche il motore più brillante rischia di andare fuorigiri se schiacciamo troppo l’acceleratore. Occorre restare disciplinati e procedere con la mente lucida. La tentazione di arrivare subito a un risultato porta una distrazione di fondo che non aiuta a vedere con precisione il superfluo. Non ci si prende nemmeno il tempo per levigare la nostra scultura e la si consegna piena di imperfezioni.

La ricerca della semplicità è una forma di consapevolezza su come sta evolvendo il nostro lavoro e la fretta ci rende sempre un po’ ciechi e faciloni. Semplificare è un’arte che può essere vista come la massima espressione del nostro talento e delle nostre competenze tecniche. Richiede intuito e onestà. Tradotto: niente fronzoli ma nemmeno trovate strampalate per forzare un risultato.

Darsi un metodo (semplice)

Come si mangia un elefante? Una fetta dopo l’altra. Questo modo di dire, molto popolare nei corsi di project management, rende bene l’idea di cosa significhi procedere passo dopo passo. Un problema, ma anche un’opera d’arte da realizzare, a prima vista può sembrarci troppo grande per le nostre forze. Un elefante, appunto. Questa è la mole con cui la complessità si presenta ai nostri occhi. Sta a noi restare calmi e iniziare a valutare gli elementi che compongono questa massa enorme e, in apparenza, ingestibile. Già questo è un processo di semplificazione, perché comprendendo le dinamiche che tengono insieme un problema o un progetto possiamo intervenire su aspetti molto più piccoli e controllabili.

Alla fine della nostra analisi avremo un elenco di elementi su cui lavorare, a cui assegnare priorità diverse. Alcuni pezzi saranno meno importanti di altri, alcuni addirittura superflui.

Osservare i migliori

Prendere ispirazione da quello che hanno fatto gli altri è una risorsa fondamentale del pensiero creativo. A questo proposito, i migliori ci insegnano che niente di quello che vediamo del loro lavoro è casuale. Se qualcosa non è funzionale alla riuscita complessiva viene tolto o modificato. I migliori sanno anche mettersi in discussione e sanno tenere a freno il loro ego per raggiungere un buon risultato. Anche il più grande romanziere, ad esempio, riscrive e corregge la prima bozza. Riscrivere spesso significa tagliare, ed spesso è determinante l’intervento di un editor, una persona esterna che svela i punti deboli sfuggiti (siamo sempre un po’ ciechi davanti alle nostre opere).

Ho buttato via la mia tazza quando ho visto un bambino bere con le mani direttamente dalla fonte.
– Diogene il Cinico –

Osservare il lavoro degli altri è un modo per imparare a semplificare. Non essendo coinvolti riusciamo a vedere con chiarezza quelle cose che riteniamo superflue o non ancora definitive. Allo stesso modo, conoscere l’iter che ha portato alla nascita di un’opera, di un’invenzione o di un’impresa, ci svela quanto la parte più lunga del lavoro sia stata dedicata al perfezionamento (nel processo creativo è la fase di esecuzione dell’idea). E la perfezione si raggiunge togliendo qualcosa, mai aggiungendola.

Il migliore in assoluto da cui prendere spunto è il mondo che ci circonda, fonte inesuaribile di idee geniali. Osserviamo la natura: a volte in modo crudele lascia spazio solo alle soluzioni semplici che garantiscono il migliore risultato possibile.

In conclusione: la semplicità viene prima della creatività

Può sembrare un paradosso, eppure la semplicità è una delle cose più difficili da raggiungere. Una soluzione semplice non è mai frutto di poco sforzo. Di solito è proprio il contrario e richiede intelligenza, intuito e creatività. A complicare, direbbe mio nonno, siamo capaci tutti.

Risolvere un problema, dedicarsi a una forma d’arte, sviluppare un nuovo prodotto non deve poi essere l’occasione per fare sfoggio di abilità accatastate come fosse una bancarella al mercato. La vera competenza si esprime usando solo lo strumento adatto alla situazione, oppure una combinazione ragionata. Per farlo è necessario conoscere bene le tecniche e gli approcci possibili.

Prima di lanciarsi in idee e procedimenti macchinosi, occorre pensare alla via che ci porta alla semplicità. La stiamo percorrendo o stiamo complicando le cose?

Soprattutto, abbiamo capito con chiarezza quello che stiamo per approcciare e che risultato vogliamo ottenere? Farsi queste domande preliminari aiuta a raggiungere risultati originali. Prima di pensare alla creatività, dobbiamo concentrarci sulla semplicità.

Semplicità e creatività: l’importanza di semplificare ultima modifica: 2020-06-22T15:03:39+00:00 da Alessandro Milani

Condividi (?)

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.