3 storie (più una) di resilienza e creatività

Da qualche settimana è iniziato un nuovo anno e, immagino, avrai già fatto la tua scorta di buoni propositi. Non lo hai fatto? Meglio così. Non credo molto nei buoni propositi. Per qualche ragione, tra dicembre e gennaio crediamo davvero che li realizzeremo. Poi, mannaggia, ritorniamo alle nostre vite di sempre.

Avere degli obiettivi precisi, e un piano per raggiungerli, invece è una cosa diversa. Nel momento in cui parliamo di obiettivi, sappiamo bene che servirà impegno e costanza per raggiungerli. Una cosa da persone serie, insomma, avrebbe detto mio nonno. I buoni propositi suonano sempre come chiacchiere destinate al vento.

Qualunque siano gli obiettivi che vuoi raggiungere, oggi riprendo 3 storie di resilienza e creatività che ti ho già raccontato. Alla fine, poi, ne aggiungo una quarta. E’ bene, infatti, iniziare un nuovo anno con un buon bagaglio di ispirazione.

Phil Hansen: accettare i limiti

Phil Hansen è uno di quegli artisti multimediali che stupiscono gli spettatori con tecniche ed esecuzioni fuori dal comune. Gli effetti che raggiunge sono impressionanti e sul web è facile trovare i video delle sue performance artistiche.

Quello che colpisce, oltre allo straordinario talento, è il percorso creativo di Phil Hansen. Quando frequentava la scuola d‘arte, infatti, gli diagnosticano un disturbo neurologico permanente che gli provoca un tremore costante alla mano. Incapace di controllare il movimento del pennello, non è più in grado di eseguire la tecnica del puntinismo, vera e propria ossessione di Hansen. Di fatto, è proprio la ripetizione ossessiva del punteggiare la tela che ha danneggiato le sue articolazioni.

La malattia lo costringe ad allontanarsi dal mondo dell’arte, che resta però una passione che non si dimentica. Dopo qualche tempo, ragionando proprio sul suo disturbo, inizia a trasformarlo nel punto di partenza per sviluppare nuovi stili e nuove tecniche artistiche.

Qui trovi la sua storia e una serie di riflessioni su come i limiti, se accettati e poi messi in discussione, possano accendere la creatività.

Janet Echelman: usare l‘immaginazione

7 scuole d’arte che rifiutano la tua candidatura, e 10 anni spesi a dipingere senza successo, sono sufficienti a smontare la maggior parte di aspiranti artisti. Non è il caso di Janet Echelman, che con i suoi lavori ha lasciato a naso all’insù, con gli occhi pieni di stupore, persone di ogni angolo del pianeta.

La sua unicità l’ha trovata passeggiando in una spiaggia di Mahabalipuram, a migliaia di chilometri da casa in una località nell’India sud-orientale. Sconsolata, dopo una serie di intoppi che bloccano per l’ennesima volta i suoi piani, si mette a osservare i pescatori. Lasciandosi trasportare dall’immaginazione, per la prima volta guarda le reti da pesca in modo diverso. Si accorge che i giochi di luce tra le maglie, e il vento, creano volumi in continua trasformazione. E’ la prima intuizione che la porta negli anni successivi a studiare tecniche di fabbricazione, materiali e contaminazioni tra tecnologie differenti. Da quella passeggiata del 1997 in poi, quando si dedica alle sue installazioni, i suoi compagni di lavoro sono immaginazione e curiosità.

Qui trovi la storia di Janet Echelman e il suo prendere (molto) sul serio l’immaginazione.

Bessie Coleman: rifiutare i no

Bessie Coleman è la prima donna afroamericana diventata pilota di aerei. Siamo nell’America dei primi anni del ‘900 e, nonostante la povertà e le rigide barriere razziali, diventa una leggenda dell’aviazione acrobatica.

A 23 anni lavora a Chicago in un salone di manicure per uomini facoltosi. Qui, quasi per caso, nasce il suo sogno di volare, ascoltando i racconti dei piloti di ritorno dalla Prima Guerra mondiale. Quegli aneddoti suonano come una rivelazione per Bessie, cresciuta nelle piantagioni di cotone del Texas.

I primi tentativi di ricevere lezioni di volo, però, sono piuttosto scoraggianti. Dovunque vada, viene sempre riaccompagnata alla porta: è una donna, ed è di colore. Come lei stessa dirà, non accetta i no come risposta e insiste. La sua determinazione, unita a una grande capacità di adattarsi alle situazioni, le fanno ottenere un finanziamento per frequentare una scuola in Francia. Inizia così la leggenda della regina dei cieli, “Bessie la temeraria”, capace di eseguire acrobazie e manovre spericolate. A soli 34 anni muore in un incidente di volo, lasciandoci però un prezioso esempio di coraggio e determinazione.

Qui trovi la storia di Bessie Coleman e la sua straordinaria capacità di adattarsi alle situazioni per aggirare gli ostacoli.

Danilo Ragona: trasformare i momenti negativi

Danilo Ragona, torinese, a 21 anni subisce un grave incidente che lo costringe su una sedia a rotelle. Dalla vita in giù è paralizzato. “Mentre ero in ospedale volevo uccidermi. Ma nella mia stanza c’era un ragazzo completamente paralizzato.” ha dichiarato in un‘intervista. “Ho capito che potevo fare tanto”.

Servono mesi per accettare la nuova condizione e riprendersi dall’incidente. Un percorso doloroso, fisico e mentale. Danilo, che ha maturato una nuova consapevelezza di quello che vuole essere, decide di rimettersi in gioco iscrivendosi a una scuola di design. In testa ha un obiettivo chiaro: progettare qualcosa che lo aiuti ad essere indipendente. Conclude gli studi, specializzandosi in tecnologie a sostegno della disabilità, con un progetto che gli permette di vincere un importante finanziamento per fondare la propria azienda.

Danilo Ragona oggi è un designer (menzione d’onore Compasso d’oro nel 2011) e un imprenditore che realizza innovative carrozzine per disabili. Non solo. Nel 2016, insieme ad un amico, è stato protagonista di un viaggio in carrozzina di 30 tappe in tutta Italia per raccontare e dimostrare il suo punto di vista sulla vita. Il successo dell‘iniziativa ha poi portato nuove tappe in giro per il mondo, tra cui Canarie, Brasile, India, Kenya e Sud Africa.

3+1= 4 principi di resilienza e creatività

Se uniamo queste storie, possiamo ricavare quattro principi che combinano resilienza e creatività. Quattro spunti di riflessione sul reale percorso, spesso accidentato e ricco di svolte, che fanno le idee prima di diventare qualcosa di concreto. Li ripeto:

  • accettare i propri limiti
  • usare l’immaginazione
  • rifiutare i no (usando umiltà e buon senso eh)
  • trasformare i momenti negativi

I limiti, nostri o imposti dall‘esterno, che incontriamo sulla nostra strada spesso ci bloccano. E quando si raggiunge un punto morto, sta a noi scegliere cosa fare. Fermarsi del tutto, o battere la testa contro un muro per pura ostinazione, spesso porta a un fallimento totale che ci lascia senza forze.

Accettare un limite non significa arrendersi. L‘immaginazione, unita a una buona dose di determinazione, ci permette di spingere lo sguardo più lontano e di metterci in discussione. Solo così possiamo cambiare direzione e trasformare i momenti negativi in una nuova opportunità.

Al di là dei principi, queste storie ci insegnano a credere sempre nella nostra creatività, dandoci da fare senza mai arrenderci. Altrimenti, ci restano soltanto buoni propositi.

3 storie (più una) di resilienza e creatività ultima modifica: 2019-01-19T21:28:55+00:00 da Alessandro Milani

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