Il tempo nella creatività: dire no alla fretta

Qualche settimana fa ho ricevuto una mail dove mi è stata fatta una domanda secca e precisa: quanto tempo ci vuole per diventare più creativi? La risposta onesta è che nessuno lo sa, e così ho scritto. Semplificando, essere creativi è un’attitudine che si coltiva nel tempo, e intervengono molti fattori che rallentano o accelerano il percorso.

Alla mail potevo anche rispondere con baggianate tipo “con il mio metodo diventi più creativo in una settimana”. Premesso che non vendo nessun metodo-ricetta-pozione per la creatività, dare delle tempistiche (soprattutto se miracolose) equivale a promettere che si perderanno 20 chili in un mese o che si diventerà ricchi con una qualche trovata. Dicesi anche illudere la gente.

Sul momento, per dirla tutta, ho pensato che la domanda non fosse molto interessante. Ripensandoci, però, credo che sia soltanto fondata su presupposti sbagliati. Probabilmente, ci sono di mezzo anche degli stereotipi su come funziona la creatività. Ad ogni modo, di seguito cerco di rispondere alla domanda su quanto ci vuole per diventare più creativi.

Ognuno è creativo, ma a modo suo

Ognuno di noi è creativo. Il pensiero creativo è una caratteristica che accomuna tutti gli esseri umani, nessuno escluso. Certo, ci sono persone a cui tutto riesce meglio, però il nostro cervello è una macchinetta che impara e genera idee. Tuttavia, se è vero che tutti sappiamo fare un segno su un foglio, è anche vero che pochi di noi diventeranno eccellenti pittori. Motivo? Attitudine naturale verso un’attività e, senza dubbio, ore e ore di esercizio.

Queste ore di “apprendistato” possono essere tante oppure tantissime. Ci sono persone che sviluppano abilità in meno tempo rispetto ad altre. Sono per questo più creative? Non è detto. Ci sono scrittori che hanno dovuto scrivere diversi romanzi prima di fare il loro ingresso nella letteratura che conta. Altri, al primo tentativo si sono trovati sugli scaffali delle librerie. Ma non è da questo che si può stabilire la creatività dell’autore. Così come pubblicare a ripetizione non è un indizio. Per scrivere Sotto il vulcano, Malcom Lowry ci ha messo dieci anni. Ed è un capolavoro pazzesco.

Applicazione, applicazione, applicazione

Non mi riferisco solo alla costanza con cui si lavora o ci si esercita. Sto parlando di applicare la creatività a qualcosa di specifico: un problema, un prodotto, una forma di espressione, e così via. Considerare il pensiero creativo come una facoltà astratta lo rende un concetto fumoso e inafferrabile. Come si fa a diventare più creativi se non si conosce dove verrà applicata la creatività? Un discorso diverso è diventare più creativi nel dipingere, oppure nel progettare, oppure nello scrivere una storia. Anche qui, però, è difficile dare delle tempistiche.

C’è un trucco: lavorare sodo e accrescere le proprie competenze. Bisogna conoscere bene il campo in cui ci si vuole muovere. Altrimenti, si corre il rischio di andare a casaccio, confondendo qualcosa di ovvio per un colpo di genio.

Impara le regole come un professionista, in modo da poterle rompere come un artista.
– Pablo Picasso –

Oppure:

Chi in un’arte è diventato maestro, può senza danno scordarsi le regole.
– Arturo Graf –

Quando stimare il tempo nasconde la fretta

Il processo creativo segue un percorso che può essere semplificato in quattro fasi: preparazione, incubazione, illuminazione, realizzazione. Spesso tendiamo a confondere la creatività con la terza fase, quando cioè ci viene in mente l’idea. La faccenda, invece, è molto (molto molto) più complessa.

Raccogliere le informazioni per conoscere un problema (preparazione) richiede tempo e capacità di analisi. E la fretta è una pessima consigliera quando bisogna prestare attenzione ai dettagli.

Anche l’incubazione può essere molto lunga, da qualche giorno fino ad anni. Per arrivare a una vera e propria illuminazione, cioè a un’idea davvero creativa, il cervello ha bisogno di lavorare sotto traccia assemblando tutte le risorse che ha a disposizione. Il fattore tempo, in questo caso, si lega alla qualità finale. Ecco perché è una buona regola scartare sempre la prima idea che viene in mente (poi magari ci ritorni, ma intanto vai avanti).

L’agenzia ungherese Café Communications ha fatto un esperimento molto interessante, diventato un corto presentato nel 2011 al Festival Internazionale della Creatività di Lubiana. A una classe di bambini ha chiesto di completare due disegni. Il primo in 10 secondi, il secondo in 10 minuti. Il disegno di partenza è lo stesso, cambia solo il tempo a disposizione. Ecco i risultati.

Cosa dire a un cliente quando chiede più lavoro in meno tempo.

Infine, c’è la realizzazione. Riuscire a mettere in pratica l’idea segna una linea di confine tra la fantasia fine a sé stessa e la creazione di qualcosa dotato di senso. Essere più creativi non significa solo avere più idee. E’, piuttosto, essere più consapevoli di come funziona il proprio pensiero creativo (ognuno ha il suo) e usarlo al meglio nel creare qualcosa di concreto.

In conclusione

Tutto sto spiegone per dirti che la domanda “quanto tempo ci vuole per diventare più creativi?” potrebbe nascondere una fretta che non aiuta a raggiungere l’obiettivo. E le scorciatoie miracolose servono a poco. La creatività ha bisogno di tempo e di lavoro. Che non vuol dire perdere tempo. Anzi, fissare dei limiti temporali, ad esempio la consegna di un progetto entro una settimana, migliora le prestazioni. Aiuta a motivarsi e aumenta la velocità con cui girano le rotelle del cervello. A patto però che sia un tempo “umano”, per non trovarsi a fare un bel disegno in 10 secondi.

Il tempo nella creatività: dire no alla fretta ultima modifica: 2017-03-02T09:22:18+00:00 da Alessandro Milani

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