Trovare soluzioni innovative: non dare al problema il nome della soluzione

Trovare soluzioni originali è l’anima dell’innovazione e della creatività. Di solito, se vuoi risolvere creativamente un problema, la prima soluzione che ti viene in mente non è mai la migliore.

A volte, però, sembra che ci sia solo un’unica soluzione possibile. Ma siamo sicuri che non esistano alternative?

Per trovare qualcosa di efficace devi spremerti le meningi, con buona pace di chi crede che si possa risolvere tutto con l’istinto. Intendiamoci, la vocina interiore che sfida la razionalità spiccia è importante (molta innovazione è nata da presupposti che a prima vista sembravano folli). Basta però non dimenticare che la “pancia” adora la vita comoda e potrebbe suggerire solo quello che serve per sbarazzarsi dell’ansia di trovare una soluzione.

La tua idea non sempre è da buttare via. Si tratta solo di metterla un po’ in dubbio e vedere se regge il confronto con delle alternative valide. Per trovarle, devi partire dalla corretta definizione del problema.

Sembra facile (hai presente “figurati se non so qual’è il problema”?), eppure è proprio qui che spesso prendiamo una strada molto stretta che chiude tutte le possibili alternative. E così la nostra fantasia scarseggia.

Come chiamare un problema

Lant Pritchett, economista internazionale e professore all’Università di Harvard, nel video qui sotto ci racconta una cosa molto interessante. Se chiediamo di dare un nome a un problema, molte persone risponderanno con la soluzione o con la mancanza della soluzione.

Ti faccio un esempio, perché sento che dopo quest’ultima frase stai strizzando gli occhi e, forse, entro 2 secondi chiuderai questo articolo (aspetta, eh). Che nome dare al problema “sul tuo cruscotto la spia del carburante è accesa”? Una risposta molto comune sarà “mancanza di benzina”.

Come vedi, la risposta conduce direttamente alla soluzione del problema. Nel nome c’è già un’idea bella e pronta sulla strada da percorrere (spia rossa, dunque manca la benzina). E quando si ha in mano una soluzione “ragionevole”, il rischio è di non perdere altro tempo e passare ad applicarla.

Dal possibile ventaglio di ipotesi, una emerge con forza e definsce l’intero problema, influenzando così la nostra creatività. Senza accorgercene, stiamo infilando una via a senso unico. Ed ecco perchè è così importante definire bene il problema che vogliamo risolvere. Come spesso mi è successo in questo blog, ricorrerò alle parole di Einstein.

Se avessi solamente un’ora per salvare il mondo, passerei 55 minuti a definire bene il problema e 5 a trovare la soluzione.

– Albert Einstein –

Trovare soluzioni alternative

Il Prof. Pritchett ci sottopone un esercizio (fatto anche dagli studenti di Harvard) per capire cosa succede quando risolviamo un problema. Per prima cosa, bisogna scrivere un problema e una possibile soluzione. E fin qui, tutto bene. Ora si passa alla seconda fase: trovare altre 3 soluzioni.

Quello che il docente ha notato, è che molto spesso non si riesce a differenziarsi dalla prima idea. Se ci pensi, sarà capitato anche a te di stare con la penna in mano pensando che non esistano altre alternative. Motivo? La causa potrebbe essere la stretta relazione tra la definizione del problema e la prima soluzione individuata. Pritchet porta un esempio nel campo dell’istruzione.

Ipotizzando che in una scuola si riscontri poca preparazione negli insegnanti, la soluzione migliore sembra fornire più formazione. Trovare 3 alternative, in questo caso, è molto difficile. Se gli insegnanti non sono preparati, l’unica cosa da fare è rimetterli a studiare.

La soluzione sembra così ovvia perché il problema è stato definito come mancanza della possibile soluzione (cioè mancanza di formazione, come nell’esempio della spia e della benzina). Ora, hai voglia a trovare soluzioni innovative…

I lati nascosti del problema

Se però non ci accontentiamo e allarghiamo la prospettiva di analisi, possiamo scoprire quello che la definizione del problema ha nascosto. Nel caso della scuola, il problema più generale potrebbe essere che gli studenti mostrano un livello insoddisfacente di apprendimento. Quindi, la poca formazione degli insegnati è solo uno dei possibili elementi in gioco. E’ un sottoproblema di una situazione più complessa.

Prendendo in considerazione lo scarso apprendimento degli studenti, le alternative a disposizione sono molto maggiori. Formare meglio gli insegnanti poco preparati, insegnare agli studenti metodi di studio efficace, migliorare la qualità delle aule, e così via.

Più stringiamo la prospettiva con cui guardiamo a un problema, più rinunciamo a delle possibili alternative.

Trovare soluzioni: 3 è il numero perfetto

“Se non riesci a immaginare almeno 3 soluzioni alternative al tuo problema, allora non hai un problema” ci dice il Prof. Pritchett.

Quando un’unica soluzione sembra possibile, probabilmente, l’abbiamo vestita da problema. Tra i due mondi, quello del problema e quello della soluzione, il legame diventa talmente stretto che si sovrappongono e si confondono. Non stiamo quindi guardando al “vero” problema, ma siamo già passati oltre. Spesso senza nemmeno rendercene conto.

Rischiamo di cedere alla “prima cosa che viene in mente” di cui parlavamo all’inizio. In altri termini: la risposta è dentro di te, però è sbagliata (indovina la citazione).

Ecco la citazione, ora indovina chi era l’attore (rispondi nei commenti e vinci un ricco premio).

Per uscire dalla gabbia che ci siamo costruiti, bisogna riformulare il punto di partenza allargando il nostro scenario di riferimento. Scavando a fondo, emergono tutte le relazioni tra le cause e gli effetti su cui vogliamo intervenire. Altrimenti, fissandoci su un aspetto specifico, ci troviamo con una soluzione preconfezionata e banale, limitando il campo di azione del nostro pensiero creativo.

Una buona regola è lavorare sempre sull’intuizione iniziale, mettendola in dubbio e vedendo come si lega al problema che vogliamo risolvere. A questo punto si inzia ad aggiustare il tiro, esplorando un passo alla volta quello che non abbiamo considerato. Trovare soluzioni innovative richiede metodo.

Trovare soluzioni innovative: non dare al problema il nome della soluzione ultima modifica: 2016-08-24T16:38:03+00:00 da Alessandro Milani

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